Parlare del Tignanello di Antinori (primo anno di produzione 1970, come Chianti Classico Tenuta Tignanello), significa entrare nel cuore della storia enologica italiana, almeno della più recente, quella che ha segnato il definitivo rilancio qualitativo del Bel Paese nel mondo del vino internazionale e significa farlo con uno dei “primi della classe”. Il Tignanello è stato infatti il primo vino in tante cose: è stato il primo vino del comprensorio del Chianti Classico ad abbandonare l’utilizzo di uve a bacca bianca e il primo ad essere affinato in barriques. “Padre” di questo primo (ancora una volta) “bordolese” toscano (espressione di un uvaggio a base di Sangiovese e Cabernet Sauvignon, con l’aggiunta, a partire dalla versione 1995, del Cabernet Franc) fu Giacomo Tachis, probabilmente, il primo enologo italiano, anche dopo la sua recente scomparsa. Il millesimo 2015, grande nell’areale chiantigiano, offre un bagaglio olfattivo delicato di rosa e viola che poi lascia spazio ad un invitante ribes rosso maturo. Non manca un buon sostegno aromatico anche dei legni di affinamento, che inseriscono tocchi affumicati e speziati di grande impatto, ma ben amalgamati. Il sorso è subito succoso in entrata e non privo di dolcezza e morbidezza. I tannini sono presenti, mai sopra le righe ed hanno sapore e carattere, anche grazie al rilancio del continuo nerbo acido. Sviluppo e chiusura sapidi, intensi e vivaci.
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