È una dedica alla figlia Elisabetta. Lei e l’Alta Langa sono nate insieme 11 anni fa. Papà Marco ha scelto un nome, Seitremenda, che ha tanti significati: «Era il nome scelto per un prototipo di un’auto, mai messa in vendita - spiega il vignaiolo di Santo Stefano Belbo, nelle Langhe - ha nel nome tre e sei che corrispondono ai 36 mesi che trascorre sui lieviti. E infine, è un appellativo perfetto per mia figlia!». L’etichetta è disegnata dall’illustratrice Alice Lotti. Anzi le etichette. Sono sei e corrispondono ai sei giochi preferiti da Elisabetta: l’altalena, lo scivolo, il triciclo, la giostrina, l’orsetto e le palline. All’interno della scatola da sei bottiglie, c’è anche un gioco che spiega il percorso del vino: «L’ho pensato per i miei figli: voglio coinvolgerli già da piccoli nel mondo vino». Marco ha piantato due ettari vitati a Santo Stefano Belbo, a 380 metri d’altezza. Qui coltiverà le uve per la sua Alta Langa: Pinot Nero e Chardonnay. Uscirà, invece, nel 2023 la Riserva di punta: un 2009. «Il primo anno sono poche bottiglie, 256 e 32 magnum, ma dagli anni successivi ne avrò qualcuna in più: 1200 bottiglie e 120 magnum». L’Alta Langa Seitremenda è cremoso, con un perlage fine, un sentore di fiori bianchi e crosta di pane. Quando è andata dalla dietologa, Elisabetta ha espresso un desiderio: le ha chiesto di non toglierle la toma e il salame. Perfetti per un aperitivo con l’Alta Langa.
(Fiammetta Mussio)
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