Quello di Davide, 30 anni, e Alberto, 21, è un ritorno alla terra dopo un salto generazionale: i nonni erano contadini e già coltivano la vite sulla collina di Castiglione, ad Asti. Un’azienda giovane, nata nel 2021, e un obiettivo ben preciso: tornare a valorizzare e far riscoprire un vitigno, il Grignolino, l’anarchico testabalorda - come lo chiamava Gino Veronelli - tanto amato in passato nelle corti sabaude, poi quasi dimenticato. Il loro Grignolino nasce in 4000 metri di filari su sabbie argillose a Castiglione e poco più di mille a Castagnole Monferrato. Poche bottiglie, neanche tremila, due etichette: un Grignolino più giovane, fresco, di pronta beva; l’altro con qualche ambizione in più. «Nel 2022 volevo capire cosa succedeva a vinificare il Grignolino, ritardando la vendemmia di una decina di giorni e facendo una macerazione di un mese per avere una struttura diversa. Sono molto soddisfatto del risultato» dice Davide, che lavora a Serralunga d’Alba, come enologo nella cantina di Sergio Germano, presidente del Consorzio del Barolo. Alberto studia ancora, ma ben presto sarà enologo anche lui. E insieme, nel 2023, hanno deciso di piantare anche mille metri di Slarina, uva antica e rara, che si sta riscoprendo nel Monferrato. Viene coltivata ad alberello per affrontare il cambiamento climatico, spiega Davide. Il Piemonte Grignolino è ideale con antipasti di verdure e pesce. D’estate va servito fresco.
(Fiammetta Mussio)
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