Qualunque tentativo di descrizione risulterebbe minima cosa, rispetto alla realtà eventualmente percepita; qualsiasi lodevolissimo intento di trasmettere sensazioni e suggestioni rischierebbe solo e soltanto di penalizzare (seppur involontariamente) il colpo d’occhio generato da un contesto pressoché unico, senza timore di esagerazione. Perché se è vero (com’è vero) che spesso e volentieri, girovagando per il nostro Paese, ci si trova dinanzi a contesti decisamente impervi per la viticoltura ma forieri comunque di esiti emozionati, ritrovarsi in quest’angoletto di mondo dove i terrazzamenti sono davvero strappati alla roccia, con la vite pronta ad arrampicarsi fino a settecento metri d’altitudine e per cui le pendenze arrivano al 60%, rimane sempre un’esperienza che vale il viaggio, da ovunque si arrivi. Merito, oltre che della natura, di Andrea Ferraioli e di sua moglie Marisa Cuomo, a cui l’azienda è stata dedicata, oggi coadiuvati anche dai figli Raffaele e Dorotea. Trentuno ettari, seguiti anche indirettamente dai titolari, frutto di parcellizzazione estreme dei vigneti nonché di raccolte a mano meticolosissime e di grande impegno. Vitigni autoctoni, senza se e senza ma, per etichette che ogni anno si confermano delle certezze. Come questo Bianco, che come sempre rivela caratteri agrumati, salini, nocciolati e floreali. Per un sorso pieno, fresco, solare e appagante.
(Fabio Turchetti)
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