Maso Martis deve il suo nome a Marte: Martignano - il paese in cui sorge la cantina - pare, infatti, fosse anticamente chiamato Martis fanum, ossia Tempio di Marte. Qui Antonio Stelzer e Roberta Giuriali si sono trasferiti ancora fidanzati, per curare la proprietà che il padre di Antonio aveva comprato negli anni Ottanta. Ci piantarono i vigneti (che ora ammontano a 12 ettari, coltivati in bio quasi interamente intorno al maso) e decisero di dedicarsi completamente (e pionieristicamente) alla produzione di soli spumanti. Spumanti oggi celebri e celebrati, ma la cui tipologia al tempo non era ancora sulla bocca di tutti, com’è oggi il Trentodoc. Insomma, 100% bollicina di montagna… a parte un paio di eccezioni. Fra queste lo Chardonnay fermo: la prima etichetta che produssero e che non hanno mai smesso di imbottigliare. L’uva viene selezionata di anno in anno fra le migliori in pianta, entra in pressa a grappolo intero e poi fermenta e affina in barriques per circa 15 mesi. Nel 2020 Maso Martis, ormai capitanata dalle figlie Alessandra e Maddalena, ha ridisegnato le sue etichette, compresa quella dell’Incanto, in bottiglia ora con l’annata 2022. Vino dai profumi dolci di pesca gialla e vaniglia, mango e cardamomo, con un tocco roccioso e uno balsamico, si diffonde con interessanti contrasti al palato: salato in esordio, vellutato in centro bocca, e infine saporito sia di note burrose che di note asprigne da agrumi gialli.
(ns)
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