Camilla Rossi Chauvenet ha cominciato nel 2003 a produrre vini in Valpolicella, nello specifico nella Valle di Mezzane, senza seguire pedissequamente la tradizione produttiva dell’areale, cercando piuttosto una strada nuova per i suoi vini, pur nei confini di una produzione coerente e legata a doppio filo con il proprio territorio d’origine. Forse, all’inizio, è stato un passo destabilizzante, anche per la stessa azienda, ma oggi le etichette a marchio Massimago hanno raggiunto una espressività stilistica centrata e, con ogni probabilità, indicano un percorso che anche la tradizione più “dura e pura” del veronese enoico sta tentando di percorrere. In biologico dal 2008, i vigneti aziendali occupano una superficie complessiva di 12 ettari, e sono stati oggetto di un progetto decennale di selezione delle diverse parcelle - 14 quelle individuate - che, in fase di lavorazione, sono vinificate separatamente, mentre gli affinamenti vengono effettuati in legno di varia misura, con interventi decisamente minimali. Un’interpretazione dell’Amarone davvero convincente, quella offerta dal Conte Gastone 2019. Non solo perché ci restituisce un vino ben fatto, ma anche perché esce dal “coro”. I suoi profumi sono fragranti e vanno su registri floreali incisivi, con qualche tocco speziato più scuro. In bocca il sorso è succoso ed energico, dalla struttura ben profilata e dal finale profondo e ritmato.
(fp)
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