Era partito tutto proprio da qui: dal podere Loreto e San Pio, che l’avvocato Gabriele Mastrojanni comprò nel 1975, terra al tempo incontaminata e “poco frequentata”, in quella Toscana - oggi ricchissima - che subì lunghi e ingenti abbandoni verso una fortuna urbana. Si piantano le prime vigne, fino ad arrivare agli attuali 39 ettari, inseriti in un possedimento di 108 ettari totali e completati da seminativi, bosco e uliveti, come da tradizione. La posizione dell’azienda (che poi passò nelle proprietà del Gruppo Illy e - recentissimamente - di Francesco Illy, a capo delle Ripi) è incantevole: sul crinale di una collina, praticamente “in bocca” al monte Amiata - e quindi nella parte meridionale del territorio, ma spostata ad oriente - e quindi affacciata sulla valle che divide Montalcino da Rocca d’Orcia. Terreni poveri, sole e caldo, ma anche tanto vento ed escursioni termiche (agevolate proprio dal vulcano spento) caratterizzano le uve, che arrivano in una cantina da poco attrezzata dalle più moderne vasche in cemento. Il resto lo compiono le botti di legno grande. Vigna Loreto rientra spesso fra gli assaggi più piacevoli della denominazione perché ha un suo tratto elegante spesso riconoscibile. Anche la 2018 non ne resta indenne: intensamente floreale e agrumato, con note di cardamomo e liquirizia, si dispiega vellutato in bocca, s’imprime sapido sulla lingua e si congeda tornando sui fiori rossi.
(ns)
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