Quando si dice il potere della sintesi…La sintesi d’un lavoro, d’una storia, di una denominazione e un terroir: tutto riassunto in una bottiglia. Ed espresso in un vino incoraggiante, amichevole - persino quotidiano, se volete - ma senza un filo di banalità, inno anzi alla beva, alla freschezza, alla tendenza più attuale del consumo di settore, chiudendo al tempo stesso il cerchio con le radici della sua tipologia. Intendiamoci: in casa Mazzi fanno anche un Superiore, due Amarone - e che Amarone! - e un Recioto con classe autentica e proprietà, pur senza prosopopea. Ma questo loro Valpolicella (che qualcuno definirebbe “base”, e invece è solo se stesso) figlio di tre varietà, uve di cinque cru diversi e di un cocktail di terreni in cui si viaggia dal limo al calcare passando per le varie argille (ecco la sintesi) è davvero una piccola, ma significativa bandiera: di come il vino di qui “parlava” (ovviamente quando era ben fatto: oggi quasi una regola, da Mazzi un must, un tempo certo meno) con tono leggero e fresco, senza sovraccarichi, inno alla piacevolezza e al frutto scevro da ambizioni di riporto, affidate semmai invece al “fratellone” figlio d’appassimento. Ciliegia e visciola si dividono il campo olfattivo, condite da un piccolo baffo d’agrume rosso al palato, che è agile, carezzevole, amabilissimo. Un piccolo grande vino di territorio, sorridente in tutto: anche nel prezzo.
(Antonio Paolini)
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