Dire di Puglia e di rosati significa andare a dama con luoghi comuni e punti fermi, ma anche confrontarsi con progressi costanti e vette produttive indiscusse, almeno nella tipologia. Certezze e perplessità al contempo, per quanto sembri contraddittorio, sono gli elementi cardine di un percorso che ha visto il tacco dello Stivale, fino a pochi anni fa, arrivare ad essere nel bene e nel male la regione più produttiva d’Italia: sempre sbandierando, però, anche nei momenti di massificazione qualitativa, il vessillo della più affidabile produzione rosata del Belpaese. Fra tutto ciò, inoltre, vanno considerate quelle cantine che alla qualità hanno invece sempre puntato, tenendo conto dei miglioramenti cercati e voluti. Michele Calò fonda l’azienda omonima nel 1954, iniziando a imbottigliare in proprio dal 1978. Ai giorni nostri sono i figli Fernando e Giovanni a condurne le redini, con il contributo dell’agronomo Giuseppe Pisanello e degli enologi Beppe Bassi e Marco Cataldi. I circa trentotto ettari di vigna risultano quasi tutti affittati, ma la conduzione è propria e basata prevalentemente sulle uve autoctone. Il Cerasa 2016, frutto di una selezione rigorosa di Negroamaro (addirittura elevata brevemente in barrique), è elegante, fresco, serbevole e dai toni ben espressi di ciliegia (la cerasa!). Di beva persistente, risulterà davvero come le ciliegie, con un sorso a tirar l’altro.
(Fabio Turchetti)
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