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MINI INCHIESTA DI “WINENEWS” SUI PREZZI DEL VINO IN ITALIA. TRA LUOGHI COMUNI E VERITÀ, LA PAROLA AD ALCUNI IMPORTANTI ADDETTI AI LAVORI

Italia
Il caro vino, tra luoghi comuni e verità

Il vino italiano costa troppo. Non c'è dubbio. Ormai è diventata addirittura un’affermazione pleonastica, in un momento in cui la domanda internazionale e quella interna hanno dato evidenti segnali di flessione. Ma questa constatazione immediata e generalizzata, pur nella sua evidente e preoccupante veridicità, rischia di non articolare una realtà molto più complessa o peggio di accreditare amenità come quella che produrre Tavernello costa poco meno che produrre Sassicaia. Così abbiamo posto tre semplici domande, una a ciascun intervistato, a chi il vino lo fa, a chi lo commercializza a prezzi stellari e a chi di vino ne scrive.
Esistono - chiediamo a Lorenzo Landi, affermato enologo toscano - differenze rilevanti nei costi di produzione tra un vino consumer e un grande vino?
"Se guardiamo ai nudi costi di produzione, la differenza tra una bottiglia di vino proveniente da una zona vocata e destinata all’invecchiamento, ed una di pronta beva prodotta industrialmente, c’è ed è piuttosto evidente. Il costo medio di produzione di una bottiglia di vino da 0,75 litri ottenuta da una resa di circa 50 quintali di uva per ettaro e destinata quindi a diventare una grande riserva o un Supertuscan, si attesta intorno ai 2,30 euro. In questa somma sono compresi gli ammortamenti per gli investimenti nei vigneti, per l’acquisto dei macchinari, per l’acquisizione del terreno, i costi della manodopera per la coltivazione dei vigneti (potature, trattamenti, raccolta manuale delle uve ...) e i costi di vinificazione (attrezzature di cantina ...). Vanno poi considerati i costi di affinamento (su cui incidono molto le spese per le barriques, qualora si proceda al loro rinnovo almeno una volta ogni quattro anni), che portano la somma sui 4 euro. Infine, i costi di imbottigliamento e confezionamento (tappo, bottiglia, capsula, etichetta ...), che, usando materiale di buona qualità, portano il costo finale di produzione a circa 6 euro a bottiglia.
Di tutt’altro tenore sono i costi di produzione che riesce a spuntare una gestione industriale (con i relativi benefici di un’economia di scala). Mediamente, il prezzo di una bottiglia di vino ottenuta da una resa di 250 quintali di uva ad ettaro e pronta alla vendita subito dopo la vinificazione, si attesta su circa 0,80 euro (ammortamenti compresi e con una gestione meccanizzata del vigneto), per arrivare al costo finale di circa 1,30 euro (comprensivo delle spese per la manodopera e i costi di packaging). Tuttavia - continua Landi - non pare che si possano giustificare le recenti impennate dei prezzi dei vini italiani, specialmente se praticate da aziende senza storia, che si affacciano sul mercato per la prima volta. Il cliente può essere disposto a spendere di più, se quella cifra garantisce una costanza qualitativa solidamente affermata". Rivolgiamo a Leonardo Raspini, direttore generale di Ornellaia, la fatidica domanda: perché alcuni vini costano così tanto? "I vini cari sono sempre esistiti e continueranno ad esistere. Sono la più alta espressione produttiva di un’azienda e rappresentano l’esclusività di un territorio. L’unicità di un territorio, non è soltanto una vuota ed abusata formula, ma un’effettiva missione aziendale che implica un alto costo di gestione per il mantenimento dell’assetto idrogeologico del terreno, dei boschi, del paesaggio e delle strutture che quel territorio caratterizzano. Dietro al prezzo elevato di vini come il Masseto, c’è anche questo. Ornellaia ha cominciato la sua attività partendo da un progetto concepito da subito per competere con i grandi chateaux francesi. Precise strategie hanno accompagnato la realizzazione di questo progetto, basti pensare che il primo mattone dell’attuale cantina è stato posato nel 1986, nel pieno dello scandalo del metanolo. Oggi è un’azienda storicizzata, “classica”, in cui si contrastano le cattive annate con drastiche diminuzioni di produzione (l’annata 2002 di Ornellaia Bolgheri Superiore avrà una produzione di 100.000 bottiglie invece delle consuete 150.000) o con non-produzioni (è in forse la produzione di Masseto 2003) e che riesce a imporre il suo elevatissimo valore di produzione, costituito da un’attività in vigna ed in cantina, che assorbe almeno il doppio del numero di ore che in media servono per tali operazioni. Da 3 anni Ornellaia ha bloccato i propri prezzi per ragioni di posizionamento e l’innegabile aumento, che pure hanno subito, non è stato il frutto di una mera speculazione, ma si è prodotto in un ventennio, accanto alla crescita aziendale complessiva, non solo produttiva, ma anche di immagine. Purtroppo, all’importante crescita della qualità media del vino italiano, non sempre si è accompagnata una crescita diffusa della qualità dei vini d’eccellenza italiani, che troppo spesso hanno espresso la loro esclusività soltanto attraverso prezzi eccessivamente gonfiati".
Ma come si spiega al consumatore l’alto prezzo di un vino? Abbiamo rivolto questo quesito a Stefania Vinciguerra, direttrice di Euposìa, una delle nuove riviste che racconta il mondo del vino: "Di questi tempi, questa è la domanda decisiva e allo stesso tempo la più difficile. Fino a qualche anno fa, si spiegava facilmente, evocando la semplice legge della domanda e dell’offerta (più un vino è raro e più i prezzi aumentano). Adesso, neppure la parabola dell’inflazione spiega completamente i prezzi esagerati raggiunti da certi vini. Tutti i prodotti della società dei consumi sono legati alla produzione, ovviamente, ma anche a quello che definiamo “immagine”. Gli elementi che compongono l’immagine sono una voce di costo per le aziende e comprendono stile della bottiglia e dell’etichetta, pubblicità, pubbliche relazioni, degustazioni, partecipazione alle fiere ... In più, non bisogna dimenticare i costi di commercializzazione, cioè i vari passaggi nei canali distributivi e i ricarichi di ristoranti ed enoteche. Tutti questi elementi pesano sulle spalle del cliente che acquista una bottiglia di vino. I vini di altissima qualità si sono progressivamente trasformati in oggetti di investimento dagli evidenti fenomeni speculativi. Ma oggi, non basta più uscire sul mercato con prezzi esagerati, per guadagnare il favore dei clienti. La folle rincorsa alle fasce di prezzo “ultrapremium” o “icon” (che assieme costituiscono soltanto il 6% del mercato italiano), ha riempito gli scaffali delle enoteche di buoni vini, che non hanno saputo trasformarsi in ottimi vini e che non riescono a gratificare il cliente con un valore aggiunto rappresentato da una storia e da una costanza qualitativa affermata".
Franco Pallini

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