La chance per un brindisi speciale. A Mr. Richard Geoffroy, l’erede d’una famiglia champenoise che, a suo tempo, ribelle e originale, informò i suoi (gettandoli nel lutto) che non avrebbe fatto vino, ma il medico. E in medicina si laureò. Salvo, tenuto il punto, studiare poi anche Enologia, sfoderare talento eccelso e scalare le vette fino a divenire chef de cave d’un mito: Dom Pérignon. Lì Geoffroy, che ha da poco prefigurato il suo ritiro, ha fatto una rivoluzione: espandendo i numeri (quante bottiglie per edizione è mistero stile Fatima: anche di questo P2 il totale è ignoto); portando la scelta di millesimare quasi a norma, vissuta ogni volta come sfida all’annata e all’universo, e tentativo di fare il miglior DP possibile (e sempre diverso). E infine teorizzando le “plenitude”, cioè il potere dei suoi vini di raggiungere nel tempo non uno, ma successivi apici di “vibrazione” e maturità. Questo 2000 “2P” è un miracolo figlio di elaborazione lunghissima e di un’annata brusca, rognosa, rimessasi solo a fine agosto, e che (senza i tre zeri a dargli aura) molti avrebbero cassato. Il 2000 “normale” uscì nel 2008. Il 2P gustato ora dà ragione al visionario che lo volle. Né massiccio né troppo materico, ma speziato, finemente iodato, toccato da refoli di fieno e agrume nobile, si dilata al palato rinnovando i ricordi di whisky e radice di liquirizia, e ha finale addirittura austero.
(Antonio Paolini)
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