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MONTALCINO & FATTORIA DEI BARBI: QUANDO IL MUSEO DIVENTA CUSTODE DELL’IDENTITÀ DI UNA CITTADINA …

Italia
Stefano Cinelli Colombini

E’ appena nato eppure appare già denso di storia, saggezza e ricordi: è il Museo della Comunità di Montalcino e del Brunello che ha inaugurato, con un’interessante anteprima, il suo proposito di raccogliere e custodire il passato e il presente gloriosi del paese toscano. Realizzato dalla Fondazione dedicata a Giovanni e Giuliana Colombini, rappresentanti di una famiglia che ha fatto la storia di Montalcino e del suo vino, il museo è molto più di un insieme di oggetti e documenti a testimonianza della civiltà agricola e artigianale che ha abitato la cittadina del Brunello, molto di più di una cronostoria tra arnesi e foto d’altri tempi, è la rivelazione di come la gente di Montalcino e i suoi vigneti hanno vissuto, e sopravvissuto al corso dei secoli. La fama del vino ha reso celebre anche il paese che gli ha dato i natali, ma chi conosce i percorsi storici sa che il Brunello è così generoso e sincero nei suoi sapori perché racchiude e esprime da sempre la tradizione e il carattere della comunità di Montalcino.
Il Brunello non è che la manifestazione tangibile e autentica delle qualità di chi lo ha creato, della passione, dell’arte che il popolo di questo paese ha saputo tramandare negli anni. Per questo motivo il Museo parte da un presupposto che non ha come primo intento quello di celebrare il mito del Brunello perché questo lo potrete fare naturalmente da voi, con maggiore coscienza e soddisfazione, una volta conosciuto il percorso della terra, dei luoghi, delle persone di Montalcino. Il tempo ci racconta che non tutti erano vignaiuoli e che la sua storia non è fatta solo di vino, c’erano botteghe di ogni genere e artigiani di ogni tipo, Montalcino era “un porto di terra sulla via franchigena”, così lo definisce Stefano Cinelli Colombini, presidente della Fondazione, però, oltre al dovere, esisteva anche un meritato piacere che prendeva già la forma dal Sangiovese Grosso e che deliziava tutti, paesani e viandanti.
Montalcino e il Brunello sono i due capi di una stessa corda che non si è usurata con il passare degli anni, perché, come ha ricordato, al vernissage del Museo, il marchese Piero Antinori: “Insieme al suo carattere così tipicamente toscano, inconfondibile, austero e gradevole, di grandissima intensità ma mai pesante il Brunello trasmette anche la personalità di chi lo ha realizzato, la bellezza dei paesaggi dove nasce, la cultura della comunità. Il successo del Brunello non è solo di qualità intrinseca del contenuto della bottiglia, ma anche della cultura che riesce ad evocare”. Per questo è indispensabile coltivare oltre ai bellissimi vigneti anche il ricordo di tradizioni e attività che hanno ancora molto da insegnare.
Gad Lerner, anche lui ospite alla Fattoria dei Barbi, ha precisato: “I musei sono necessari in primis per la stessa comunità’, non solo per i turisti, perché nel museo la comunità ha l’occasione di specchiarsi , di riconoscersi di capire il senso della propria identità, per non ritrovarsi straniero nella propria terra”. E, a proposito di comunicazione, Lerner aggiunge: “E’ facile inventare tesi sulle radici e sulle tradizioni di un popolo, anche le sue memorie possono essere manipolate a favore dei vari interessi. Il museo ha quindi anche la responsabilità di fornire a tutti certezze e sicurezza”.
Questo museo, che ha tutte le premesse per essere un sicuro “baule dei ricordi” e la dimora del sapere di un paese, si propone in una veste particolare, meglio dire in due abiti che si adattano a pennello alle esigenze conoscitive dell’enoturista e alla crescita culturale della comunità, il museo reale e il museo virtuale. L’edificio deputato a tale compito è stato ottenuto restaurando le antiche stalle della Fattoria dei Barbi: in circa 1.000 metri quadri di spazio espositivo verranno ospitati a rotazione oltre duemila tra oggetti di uso quotidiano, costumi d’epoca delle feste tradizionali, grandi macchinari agricoli di un tempo e altre rarità conservate, e adesso messe a disposizione, dalla comunità di Montalcino. Importante anche la documentazione cartacea, dai libri mastri ai contratti di lavoro, dalle cartoline alle fotografie, agli attestati che già all’inizio del secolo sanciscono la grande qualità del Brunello. Nel Museo saranno anche allestiti degli spazi per la proiezione di materiale audiovisivo e potranno essere utilizzati facilmente anche come sale conferenze per dibattiti e convegni.
L’opera di catalogazione dell’ingente quantitativo di testimonianze deve essere ancora completata così come gli ultimi ritocchi per rendere l’ambiente modernamente fruibile al pubblico, manca comunque poco alla sua apertura ufficiale, e se volete sapere esattamente quanto, basta che andate a visitare il museo virtuale attivato dal 7 giugno (www.museodelbrunello.it). E’ stato progettato come uno strumento di facile lettura, poliedrico e funzionale con ben 12.000 mila pagine da navigare. In una parte del sito viene riproposto l’itinerario del museo reale, in un’altra, interattiva, si possono scoprire i castelli, gli alberi, le strade da visitare, scegliere i percorsi tra boschi e cultura. E’ un viaggio tra ricette e personaggi leggendari, nella vita quotidiana di ieri e ma anche in quella di oggi con la chat, il forum, le news che ci aggiornano sugli eventi in programma nei quartieri e nella cittadina. Si tratta di un punto di riferimento pratico e di semplice utilizzo sia per il turista, che vi può trovare anche informazioni per mangiare, dormire, fare shopping, sia per tutti i montalcinesi che si sentono l’anima un po’ “annacquata” da tanta popolarità e vogliono riscoprire l’orgoglio delle proprie tradizioni.
Elisabetta Guerrini

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