Dieci anni di Terra di Monteverro sono una sorta di compleanno per l’azienda stessa, che aveva iniziato il proprio percorso pochi anni prima, grazie al desiderio di Georg Weber di produrre vino in Toscana, senza ricalcare le orme di territori già noti. La scelta è caduta su Capalbio: 60 ettari di cui 35 vitati, che vedono il mare. Ulivi, macchia mediterranea, lago e antiche querce da sughero, compongono il resto della tenuta. Le viti vengono vendemmiate a parcelle per cercare le piccole differenze che ci sono in vigna e fermentate separatamente per non perderle in cantina; acciaio e barrique i tini usati per la fermentazione e la maturazione: l’idea che sottende alla creazione di Terra di Monteverro è l’accessibilità in gioventù, senza impedirne un buon invecchiamento. Una piccola verticale dedicata (2010 – 2016 – 2018) ne conferma per lo più gli intenti, rivelando un forte carattere comune legato alla speziatura. Con variazioni significative, certamente legate all’annata, ma anche all’aumentare dell’età delle piante (e quindi anche del loro equilibrio) e ad una maggior capacità di interpretazione raggiunta da Monteverro. La 2018 si rivela quindi la più centrata: più fruttata, sviluppa note floreali prima assenti, note speziate meno prepotenti e balsami più dolci, con un tocco ematico. In bocca ha un tannino vivo e aderente, c’è sapidità, calore, e una certa succosità finale agrumata e amaricante.
(ns)
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