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“NATURALE E BIOLOGICO, DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO SONO TERMINI FUORVIANTI”. COSÌ LUIGI MOJO, PROFESSORE DI ENOLOGIA DELL’UNIVERSITA’ DI NAPOLI E PRODUTTORE CAMPANO

“Naturale” e “biologico”, sono termini ormai entrati nel linguaggio quotidiano della comunicazione enologica. Ma è tutto veramente chiaro? “Dal punto di vista scientifico, sono termini fuorvianti se applicati al vino, e creano soltanto confusione”. È il pensiero di Luigi Mojo, uno degli artefici della rinascita enologica campana, professore ordinario di enologia all’Università Federico II di Napoli e produttore di vino in quel a Taurasi (l’azienda è Quintodecimo).

“Un esempio servirà a spiegare questa semplice e banale affermazione: un vino - spiega Mojo - è necessariamente biologico, perché la fermentazione alcolica, che avviene in tutti i vini, è, per l’appunto, un processo biologico. Su questo termine c’è poi un ulteriore inesattezza perché, caso mai, si può parlare di vini ottenuti da agricoltura biologica e non di vini biologici. La questione non è certamente quella di criticare chi ha un diverso modo di intendere il vino, chi è contro l’omologazione e chi è un fautore della diversità. Queste posizioni, al contrario, sono decisamente una ricchezza per il mondo del vino. Quello che non va bene, però, è la mancanza di spiegazioni rigorose e precise e di quello che si fa”.

“Non basta una semplice etichetta linguistica - continua l’ordinario di enologia dell’Università di Foggia - per spiegare con la sufficiente e doverosa scientificità il proprio operato. Peraltro, la scienza agraria insegna da anni nelle aule dell’Università il rispetto e l’attenzione verso la natura e la conseguente contrapposizione, peraltro molto fantasiosa, fra vini biologici e non biologici, naturali o non naturali è decisamente una mancanza di rispetto verso chi lavora seriamente ma non si definisce in alcun modo e, evidentemente, verso il consumatore finale che - conclude Mojo - si trova letteralmente travolto da una ulteriore speculazione commerciale”.

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