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NEI PRIMI 3 MESI 2012, VENDITE A +8,5%, EXPORT A +20% E PREVISIONE POSITIVA: COSÌ 10 PMI DEL VINO D’ITALIA (CON FATTURATO SOTTO I 10 MILIONI) NELL’INCHIESTA WINENEWS, REALIZZATA PER IL SETTIMANALE “IL MONDO” (IN USCITA DOMANI)

Nel primo trimestre 2012, vendite in crescita dell’8,5% sul 2011, export che continua a “tirare” (+20%) e “sentiment” abbastanza positivo per il resto dell’anno: la pensano così 10 tra le cantine più importanti d’Italia che fatturano meno di 10 milioni di euro, sondate da www.winenews.it, uno dei siti di comunicazione sul mondo del vino, più cliccati d’Italia.
Il dato aggregato sulle vendite è positivo per metà delle cantine sondate, mentre per il 30% è stabile e per il 20% in flessione. Uno scenario che sostanzialmente conferma il buon andamento del comparto, proseguendo il trend segnato nel 2011, dove la chiusura dei bilanci in termini di fatturato per l’80% del campione ha segnato una crescita da un minimo del 6% ad un massimo del 18% sul 2010, con l’incidenza delle esportazioni che hanno “pesato” significativamente per il 50% delle aziende, mentre l’altra metà ha diviso i risultati in egual misura tra estero e mercato casalingo. Export che resta protagonista anche nel 2012: il 50% delle aziende ha aumentato le proprie vendite, in media del 20%, il 30% dichiara scambi commerciali stabili sul 2011 e il 20% in flessione.
Più sfumato il “sentiment” sul resto del 2012, influenzato soprattutto dall’andamento generale dell’economia italiana, ancora in una fase delicata e che consiglia, quanto meno prudenza. In questo caso, le aziende, al 40%, prevedono un futuro abbastanza positivo, ma sono altrettante quelle che lo vedono negativo, mentre il 20% conta che sia positivo.
A rendere più guardinghe le cantine sondate resta il “tallone d’Achille” del mercato casalingo, dove gli scambi restano stabili per il 60% ,in crescita per il 30%, con in media un +15% sul 2011, e in flessione per il 10%. Un mercato, quello italiano, che non ha perso certamente la sua valenza strategica, specialmente come “vetrina” per le esportazioni, ma che, probabilmente, ha bisogno di nuova linfa da parte degli stessi produttori che, non sono rari i casi, preferiscono concentrare i loro sforzi quasi esclusivamente all’estero. A giudicare dalle criticità più importanti, difficoltà nella riscossione e una certa saturazione degli scambi sul canale “horeca”, segnalate dalla maggioranza del campione, non possiamo però non giustificare scelte radicali da parte delle cantine di questa “taglia” che, per giunta, non possono attuare politiche commerciali aggressive come quelle dei grandi gruppi del vino italiano.
All’indomani del Vinitaly, comunque, le realtà produttive, che potremmo definire “medie”, in rapporto alla diffusa polverizzazione delle imprese vitivinicole del Bel Paese e che spesso non trovano spazio in indagini di questo genere, sembrano godere di una buona salute generalizzata, ma, evidentemente, sono più esposte alle incertezze, che pure sono in campo: dall’aumento dei costi di gestione, causato dal caro carburante e dall’introduzione dell’Imu, senza dimenticare che per fare qualità ci vogliono sempre investimenti crescenti, alla concorrenza sui mercati mondiali, naturalmente sempre più agguerrita, e che, in parte, per aziende di questa dimensione non sempre può essere “scavalcata” aumentando il numero dei Paesi dove esportare, che, in alcuni casi, possono restare ancora “irraggiungibili”, dal punto di vista del rapporto costi/benefici.

Focus - I protagonisti del sondaggio Winenews, che ha realizzato per il settimanale “Il Mondo” (in uscita domani) su 10 pmi del mondo del vino italiano
Falesco, fondata nel 1979 da fratelli Renzo e Riccardo Cotarella, il primo direttore generale di Antinori e il secondo uno dei più apprezzati enologi del Bel Paese, conta su un’estensione di 370 ettari vitati, per una produzione complessiva di 2.5000.000 bottiglie e raggiunge 9 milioni di euro di giro d’affari.
Tenuta Col d’Orcia, è uno dei marchi storici di Montalcino, possiede 142 ettari a vigneto, per una produzione complessiva di 800.000 bottiglie e un fatturato da sei milioni di euro.
Caprai, l’azienda leader del Sagrantino di Montefalco condotta da Marco Caprai, può contare su una superficie a vigneto di di 136 ettari, 750.000 bottiglie di produzione annua e 4,5 miloni di fatturato.
Chiarlo, una delle aziende simbolo del Piemonte enoico, produce complessivamente 950.000 bottiglie dai suoi 100 ettari di vigneto, fatturando 8 milioni di euro.
Fratelli Muratori, con “basi” in Franciacorta (Villa Crespia), Val di Cornia (Rubbia al Colle), Ischia (Giardini Amidei) e nel Sannio (Oppida Aminea), raggiunge un fatturato di 5 milioni di euro.
Tenimenti Ambrogio e Giovanni Folonari, marchio storico dell’enologia italiana con “quartier generale” in Toscana, dove può contare sulla Tenuta di Nozzole e del Cabreo nel Chianti, sulla Tenuta Campo al Mare a Bolgheri, sulla Tenuta La fuga a Montalcino, sulla Tenuta Torcalvano a Montepulciano e sulla Tenuta Villa a Porrona in Maremma, fattura 8 milioni.
Valle Reale, una delle aziende più dinamiche dell’Abruzzo, conta su 60 ettari a vigneto per una produzione complessiva di 520.000 bottiglie e un fatturato intorno ai 3 milioni di euro).
Venica, punto di riferimento per i bianchi friulani e con una dependance in Calabria (Terre di Balbia, 10 ettari di vigneto), conta su 37 ettari vitati, 285.000 bottiglie di produzione annua e un (giro d’affari intorno ai 3 milioni di euro.
Saiagricola, di proprietà di Fondiaria Sai, comprende le tenute Fattoria del Cerro a Montepulciano, La Poderina a Montalcino, Còlpetrone a Montefalco, e Monterufoli a Pisa, e fattura 7 milioni di euro.
San Felice fa parte del Gruppo Allianz e comprende le aziende di San Felice a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti Classico, Campogiovanni a Montalcino e Perolla in Maremma con un giro d’affari di 7 milioni di euro.

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