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Oiv: ingresso per l’India … Australia, lo scandalo dello chardonnay adulterato … Emisfero Sud: il punto sulle vendemmie 2010 (Argentina, Cile, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda)
di Andrea Gabbrielli

- Oiv, ingresso dell’India
L’India potrebbe diventare il primo paese asiatico ad aderire all’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv). Parlando a Verona a Vinitaly, il direttore generale dell’organizzazione Federico Castellucci ha confermato che “ saremo lieti di accogliere, in pochi mesi, l’India come membro a pieno titolo dell’Organizzazione“. A svolgere un importante ruolo di collegamento in tutte le fasi dei contatti, sarebbe stato Subhash Arora, direttore dell’Indian Wine Academy. Arora, da parte sua, ha dichiarato che, in questo modo, il paese “ avrà accesso agli organi governativi di 43 paesi nonché alle risorse e all’esperienza dell’Oiv”. Come è noto, l’organizzazione è un organismo intergovernativo internazionale che si occupa a tutto campo della produzione vitivinicola. L’India attualmente non ha leggi né strutture che si occupano in modo specifico della coltivazione della vite e della produzione del vino. Ora gli stati membri Oiv hanno alcuni mesi di tempo per decidere. E’ possibile che la notizia venga comunicata prima dell’assemblea annuale, di scena in giugno in Georgia.

- Australia, lo scandalo dello chardonnay adulterato
Andrew Hashim, ex amministratore delegato della sudaustraliana Rivers Wine, è stato recentemente condannato dalla Adelaide Magistrates Court per aver venduto dello chardonnay adulterato a molte cantine, compresa la Hardys. La Rivers Wine, infatti, avrebbe addizionato alle uve chardonnay del succo di uva sultanina. Al momento della scoperta della frode le uve chardonnay erano vendute a 1.000 dollari australiani a tonnellata, mentre l’uva sultanina veniva quotata solo 250 dollari. La truffa fu scoperta nel 2003 quando migliaia di ettolitri consegnati dalla Rivers Wine furono contestati dagli acquirenti e l’azienda fu messa in quarantena dalla Australian Wine and Brandy Corporation. Paul Lapsley, enologo capo della Hardys ha dichiarato a decanter.com che “ Nel 2003 Hardys (ora Constellation Wines) è venuta a conoscenza che la Rivers Wine vendeva Chardonnay adulterato, pertanto, abbiamo interrotto la fornitura e segnalato l’accaduto alle autorità. Ora siamo contenti che il procedimento è terminato e che l’integrità del settore vitivinicolo australiana sia stata salvaguardata”. Ora la Rivers Wine rischia una sanzione da 1,4 milioni dollari mentre Hashim potrebbe pagare fino a 102 mila dollari.

- Emisfero Sud: il punto sulle vendemmie 2010
- Argentina

Secondo le stime dell’Instituto Nacional de Vitivinicultura, a fine febbraio 2010, la produzione totale dell’Argentina avrebbe raggiunto 2,36 milioni di tonnellate contro i 2,18 milioni del 2009, con un incremento dell’8% . Infatti, nel 2009, si è registrata la vendemmia più contenuta degli ultimi 10 anni. Le due principali aree vitivinicole, Mendoza e San Juan, hanno prodotto complessivamente 2,22 milioni di tonnellate, con una crescita del 9,2%. La crescita complessiva però tende a mascherare le differenze tra le due regioni. Infatti, le condizioni meteo hanno favorito la regione di Mendoza, cresciuta del 15% sul 2009, mentre San Juan, dove i vigneti sono stati colpiti da gelate tardive, grandinate e venti molto forti durante la fioritura, la raccolta è scesa del 5%.
- Cile
Dopo il terremoto del 27 febbraio, la vendemmia del 2010 non dovrebbe serbare sorprese perché si dovrebbe aggirare sugli 800 milioni di litri segnando -7,8% sul periodo 2005-2009, secondo le stime della Asociación de Vinos de Chile. In ogni caso, il raccolto particolarmente favorevole dal punto di vista quantitativo del 2009, ha permesso di assorbire la perdita di 125 milioni di litri, per effetto dei danneggiamenti alle strutture di cantina e di stoccaggio dei vini causata dal sisma. Le prime stime comunque parlano di un consolidamento produttivo.
- Sud Africa
Il South African Wine Industry Information & Systems (Sawis) ha rivisto al ribasso le previsioni per la vendemmia 2010. Le stime, che risalgono alla metà di febbraio, indicano un raccolto totale di 1,243 tonnellate, in calo del 6,5% sul 2009. Questo è il secondo anno consecutivo di diminuzione della produzione dal 2008, che era stato un annata eccezionale per il Sudafrica. Ad esclusione della regione di Orange River, tutte le zone vinicole hanno rimodulato le loro previsioni al ribasso sullo scorso gennaio. Il forte caldo, i venti, la siccità e la scarsezza d’acqua per l’irrigazione oltre agli attacchi di peronospora, hanno provocato il calo. I vignaioli e i produttori di vino però, sono soddisfatti della qualità delle uve che hanno un buon equilibrio aromatico. La diminuzione della produzione influisce sulle giacenze che dovrebbe scendere a 253 milioni di litri al 31 dicembre 2010 contro i 337,2 milioni di litri a fine dicembre 2009.
- Australia
Dopo la rapida crescita verificata tra il 1994 e il 2004, la produzione di vino australiano tra il 2004 e il 2006 si è stabilizzata sui15 milioni di ettolitri per poi abbassarsi nel 2007, a causa delle gelate e della forte siccità, a 10 milioni di ettolitri. Nel 2008 poi, la produzione è arrivata a 13 milioni di ettolitri, prima di perdere nuovamente terreno nel 2009 (-5,4%) anche per effetto della riduzione della superficie vitata 157 000 ettari (contro 166 000 ettari nel 2008) e ad una resa media di 10,7 tonnellate per ettaro (contro 11,8 t / ha nel 2008). Il 2010, secondo gli operatori, si presenta come un’annata eccezionale anche se non priva di problemi visto che la siccità, le malattie e l’espianto dei vigneti fanno prevedere che non ci sarà un aumento della produzione.
- Nuova Zelanda
L’associazione dei produttori neozelandesi New Zealand Winegrowers ha comunicato che il raccolto dovrebbe collocarsi tra le 265.000 e le 285.000 tonnellate di uva e, in ogni caso, inferiori alle vendemmie 2008 e 2009 (285 000 tonnellate). Il calo della produzione però si accompagna ad un aumento della superficie vitata di 2000 ettari che nella campagna 2009-2010 arriva a 33.000 ettari. Philip Gregan, presidente dell’associazione non è sorpreso: “i vini della Nuova Zelanda sono commercializzati e venduti nell’ambito di un contesto internazionale di mercato molto competitivo. Ciò spinge i produttori a concentrarsi su ciò che ha decretato il successo della Nuova Zelanda negli ultimi venti anni: la produzione uve e dei vini di qualità superiore. La prospettiva di un raccolto ridotto nelle quantità, nonostante un aumento della superficie vitata, riflette questa ambizione. “La vendemmia è iniziata a fine febbraio nei vigneti più settentrionali: alcune regioni sembrano ritardo di una settimana o due” dice Gregan “ma il raccolto sembra bello. Speriamo di avere bel tempo per i prossimi due mesi”.

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