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ERGA OMNES A RISCHIO

Oltrepò Pavese senza pace: nuova frattura tra grandi e piccoli produttori, in 14 fuori dal Consorzio

Dopo lo scisma del 2015, quando 35 piccole aziende lasciarono il Consorzio, escono altri 14 produttori: sotto accusa il nuovo Cda, fatto solo di big
BOTTIROLI, OLTREPO', Italia
I vigneti di Oltrepò Pavese

L’Oltrepò Pavese, uno dei territori del vino italiano con più storia sulle e potenzialità produttive, non riesce proprio a trovare pace. Dopo lo scisma del 2015, quando sull’onda degli scandali che investirono la cantina sociale di Broni-Casteggio, Terre d’Oltrepò, 35 aziende lasciarono il Consorzio Vino Oltrepò Pavese (www.vinoltrepo.org) per aderire al Distretto dell’Oltrepò Pavese, nato qualche anno prima per unire le risorse delle piccole e medie aziende in azioni comuni di promozione, lo scontro tra grandi e piccoli produttori torna ad acuirsi. Questa volta, il casus belli è l’elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio, con i rappresentanti delle realtà minori, in termini squisitamente produttivi, che non sono stati capaci di raccogliere abbastanza voti per una loro rappresentanza (tra i candidati, una delle griffe dell’Oltrepò Pavese, Monsupello, ndr). Il risultato, è che a rappresentare la grande denominazione delle bollicine lombarde ci sono solo le grandi cantine (come Terre d’Oltrepò e La Versa) ed i grandi imbottigliatori. Situazione che ha portato ad una repentina ondata di dimissioni da soci del Consorzio dell’Oltrepò, comunicate congiuntamente da 14 aziende: Monsupello, Scuropasso, Rebollini, Terre del Lago, Tenuta Elisabet, Cantine Bertelegni, Rossetti & Scrivani, Forlino, Casa Guerci, Finigeto, Cascina Lupo, Picchi, Fratelli Guerci e Torrevilla.
“In assemblea si è concretizzata una vera e propria restaurazione: il tentativo di cambiamento dal basso, proponendo politiche di rinnovamento orientate alla ricerca della qualità, che anche i recenti scandali avevano fatto prepotentemente emergere, si è purtroppo interrotto bruscamente. L’accordo tra pochi grandi operatori è tornato a prevalere grazie alle logiche antiche dei voti ponderati. A questo ritorno al passato noi non ci stiamo perchè siamo pronti e desiderosi di confrontarci con i mercati dimostrando che l’Oltrepò è terra di grandi prodotti, non vogliamo più essere famosi solo per i grandi numeri”. Così, a nome di tutte le aziende, Massimo Barbieri, presidente di Torrevilla. Una nuova crisi, che getta nello sconforto l’Oltrepò Pavese, con il Consorzio che adesso rischia seriamente di perdere l’erga omnes. Come spiega, a WineNews, il direttore del Consorzio dell’Oltrepò Pavese, Emanuele Bottiroli “la notizia di un nuovo scisma è un duro colpo, specie in una fase in cui sembrava ripristinato uno spirito di unità d’intenti per il bene comune, ma ci vogliono scelte ampie e condivise per far crescere il territorio, e non sembra che il tessuto produttivo, fatto di realtà estremamente diverse, e polarizzato tra gruppi enormi e piccole cantine, sia in grado di farlo. Il rischio di perdere l’erga omnes è concreto, si tratta di molti soci pronti ad andarsene, nonostante il nuovo Consiglio di Amministrazione non si sia ancora neanche insediato - continua Bottiroli - ma gli effetti si vedranno solo a fine anno, e comunque la speranza è sempre quella di un dialogo, e di una soluzione condivisa”.
Quanto accaduto, però, mette in dubbio il funzionamento stesso dei Consorzi, ed in particolar modo la loro rappresentatività, almeno in territori e denominazioni in cui pochissimi produttori muovono un numero enorme di voti. “Si è comunque votato nell’unico modo in cui si poteva - riprende il direttore del Consorzio dell’Oltrepò Pavese - le regole che fissano il funzionamento di un consorzio di tutela erga omnes non sono scritte a livello locale. Quanto accaduto in Oltrepò interroga i piani alti del Ministero. Società di persone - osserva Bottiroli - sono state progressivamente trasformate in società per azioni. Tanto produci, tanto corrispondi per vigilanza e valorizzazione, tanto voti. È un modello imposto che crea una divaricazione profonda laddove siano presenti tipologie di aziende eterogenee o una moltitudine di piccole imprese familiari accanto a grandi realtà produttive”. Tornando alla rottura tra i produttori dell’Oltrepò Pavese, “la responsabilità che deve starci più a cuore è dare al territorio e ai suoi sforzi, verso qualità e reputazione, un’adeguata visibilità e una rappresentanza che sia un fiume e non mille rivoli. Forse da un problema può nascere l’opportunità di ripartire, nel rispetto delle identità dei vari modelli aziendali in campo. La coabitazione nello stesso condominio, in Oltrepò, si è rivelata impossibile per motivi di litigiosità, di scelte e talvolta di stili diversi. Ci sono percorsi che, evidentemente, procedono su binari paralleli o addirittura in rotta di collisione, diciamocelo, lasciando perdere quel “volemose bene” a parole, un’ipocrisia che poi non si traduce mai in fatti concreti o in mosse condivise”.

 

Focus - Il nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio dell’Oltrepò Pavese
Nella categoria produttori sono stati eletti: Luca Bellani (Ca’ di Frara), Simone Bevilacqua (Tenuta Quvestra), Contardi Cirillo (Podere Bignolino), Luigi Gatti (Legoratta) e Davide Musselli (Casone e Pradivolpe). Nella categoria vinificatori sono stati eletti: Andrea Barbieri (La Versa), Claudio Battaini (Sabaghina), Andrea Gallotti (Torrevilla), Andrea Giorgi (Terre d’Oltrepò) e Roberto Lechiancole (Prime Alture). Nella categoria imbottigliatori sono stati eletti: Quirico Decordi (Vinicola Decordi), Renato Guarini (Losito e Guarini), Piernicola Olmo (Castello del Poggio - Zonin), Pier Paolo Vanzini (Vanzini) e Valeria Vercesi (Vercesi Nando e Figlio Maurizio). Eletti invece quali membri effettivi del collegio sindacale: Giovanni Giorgi, Elena Cavallotti e Silvio Ottonelli.

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