Un’annata tendenzialmente fresca, la 2018, regolare e costellata da un’insolita abbondanza di piogge per queste latitudini, regala un Ornellaia dai toni meno impetuosi ma di grande raffinatezza, a confermare la classe di questo rosso di levatura ormai conclamata. Certo, la struttura è articolata, l’ampiezza aromatica decisa, ma non ci sono esuberi in dolcezza o alcolicità, rimandando, se mai, a suggestioni bordolesi più che alla generosità mediterranea. L'Ornellaia, tenuta di 115 ettari a vigneto per una produzione di 1.000.000 di bottiglie, è dal 2012 la dependance dei Frescobaldi in terra bolgherese, tra le cantine la cui fama è difficile circoscrivere a Bolgheri, alla Toscana o all’Italia. Una cantina che ha fatto un non piccolo pezzo della storia del vino, prendendo forma negli anni Ottanta e conquistando tutti in pochissimo tempo. All’intuito di Lodovico Antinori, il suo fondatore, si sono affiancate le competenze di alcuni tra i migliori nomi dello scenario tecnico internazionale: André Tchelistcheff (1981), “inventore” della viticoltura californiana, Michel Rolland “supervisore” enologico (dal 1991), gli agronomi Danny Schuster e Andrea Paoletti (1995), i winemaker che si sono via via avvicendati, Federico Staderini (1985-1988), Tibor Gal (1989-1997), Andrea Giovannini (1998-2000), Thomas Duroux (2001-2004), fino all’attuale direttore della produzione Axel Heinz, all’Ornellaia dal 2005.
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