Ci sarebbe materiale per costruirci sopra una fiction: un uomo che alla metà dei Settanta decide di mollare le cave di Carrara, in cui lavorava, acquistando due ettari boschivi da cui poi avrebbe ricavato una vigna e un vino. Facendo tutto questo, inoltre, all’interno di un comprensorio naturale mozzafiato e dal colpo d’occhio inarrivabile, collocato com’è fra cielo e mare, fra verde e terra. Parliamo di Ottaviano Lambruschi, un faro per il Vermentino ligure (ancor più specificamente dei Colli di Luni), e del fratello Alessandro, che l’ha aiutato in questa scelta radicale di vita. Negli anni Ottanta arriverà anche il figlio di Ottaviano, Alessandro, nel frattempo divenuto agrotecnico, che fornirà un fondamentale contributo, oculatamente aggiornato ai tempi. A chiudere infine il cerchio, almeno per il momento, l’ingresso in azienda della nipote Ylenia, ultimo anello generazionale. Al di là dell’avvicendarsi dei protagonisti, comunque, i vigneti della cantina sono forse ancor oggi i più suggestivi dell’ambito: incastrandosi fra boschi e uliveti appoggiati su un angolo della Lunigiana sconsigliato ai deboli di cuore. Il Maggiore (null’altro che il nome della località dell’appezzamento, nel comune di Castelnuovo Magra) è un Vermentino sapido, ricco di macchia mediterranea, salvia, fieno e rosmarino, fresco e piacevolmente puntuto. Ma attenzione, perché andrà giù come se nulla fosse.
(Fabio Turchetti)
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