Mimmo e Valeria Costanzo, nel 2010, hanno iniziato il loro progetto enologico a partire dai terreni di loro proprietà, posti nell’areale di Passopisciaro, sul versante Nord dell’Etna, tra cui anche un vecchio vigneto, quello di Contrada Santo Spirito, in buona parte a piede franco con ceppi anche centenari. Dopo il recupero dei terrazzamenti, il reimpiantano di alcuni ettari di vigna e il restaurano dell’antico palmento, oggi questa piccola realtà produttiva conta su 18 ettari di vigneti a biologico posti ad un’altezza variabile tra i 650 e gli 800 metri d’altitudine, per una produzione complessiva di 90.000 bottiglie, posizionandosi tra le cantine protagoniste della seconda fase dell’“Etna Renaissance”. Lo stile dei vini ha una buona definizione, restituendo una cifra di stampo classicheggiante, ponendosi tra le etichette più coerenti della zona, con gli affinamenti prevalentemente effettuati in legno grande. Le etichette aziendali propongono una costanza qualitativa già solida e convincente e sono equamente distribuite tra rossi e bianchi e, tra quest’ultimi, il Bianco di Sei, oggetto del nostro assaggio, è forse quello più importante. Affinata per 10 mesi in acciaio, la versione 2020 profuma di ginestra, menta, salvia e agrumi. In bocca, il sorso è tendenzialmente roccioso, di buona reattività e fragranza, dallo sviluppo continuo e dal finale sapido, persistente e intenso su ritorni agrumati.
(fp)
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