Paolo Calì ama definirsi “un farmacista vignaiolo” che ha scommesso sul sogno di far rinascere la campagna, un luogo per lui magico perché era dove il padre lo portava tutti i pomeriggi, dopo la scuola. Decide così di produrre vini liberi da schemi concettuali predefiniti, che siano espressione di ciò in cui crede. Per questo sceglie di impiantare e coltivare solo vitigni autoctoni siciliani, come il frappato, il nero d’Avola e il grillo, e di vinificarli esaltando le peculiarità del suolo e del clima, segnato da escursioni termiche piuttosto forti. Le vigne sono coltivate per 15 ettari sulla sabbia, vicino al mare, plasmate dal vento e dalla pioggia come dune, talmente scaldate dal sole che d’estate in questa parte di Sicilia che guarda l’Africa, è quasi impossibile starci in mezzo. Limitatissimi gli interventi in cantina, facendo ricorso a lieviti indigeni e a micro-vinificazioni e senza sottoporre i vini a processi di stabilizzazione o filtrazione. Il Blues 2019 si presenta alla vista di un bel paglierino carico, cristallino, invitante. Al naso prevalgono le note verdi di basilico e maggiorana all’inizio, per poi dare spazio a frutti freschi, come lime, cenni di albicocca, note lievi di susina. Intrigante l’attacco in bocca, fresco senza eccessi, dal corpo bilanciato, un tocco di sapidità ben dosata elegante al centro, gustoso dal finale goloso, per una gradevole persistenza.
(Leonardo Romanelli)
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