Il Barbaresco Riserva Bricco San Giuliano riunisce quattro generazioni della famiglia Pelissero. La vigna fu piantata 25 anni fa da papà Pasquale. Quattro ettari attorno a un ciabot - una casetta per ricoverare attrezzi agricoli o per ripararsi dai temporali - con la statua di San Giuliano che dà il nome al cru o Menzione Geografica Aggiuntiva. «Non c’è documentazione certa ma c’era già quando nacque mio nonno Giuseppe nel 1901 - racconta Ornella Pelissero - era falegname, e fece la porta e le finestre del ciabot. Mi piace pensare che questa vigna e questo vino siano il legame che unisce le nostre quattro generazioni di contadini di Neive: da mio nonno a mio figlio Simone». Nel 2007 quando muore Pasquale, l’azienda produce solo il Cascina Crosa, lo storico Barbaresco. Il Bricco San Giuliano è il vino di Ornella: «Siamo rimasti produttori tradizionali: utilizziamo solo botti grandi e metodi di fermentazione tradizionali». A Simone, classe 1999, enologo, piace innovare in vigna e in cantina ma «sul Barbaresco non mette ancora le mani» sentenzia mamma Ornella. Il Bricco San Giuliano affina per due anni in botti grandi di rovere francese e almeno 6 mesi in bottiglia. Il 2019 è stato imbottigliato ad aprile: è un vino dalle grandi potenzialità, ma ha bisogno di qualche anno di bottiglia prima di essere bevuto e apprezzato nella sua complessità. Ornella consiglia di abbinarlo al cioccolato fondente.
(Fiammetta Mussio)
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