L’arrivo sull’Etna nel 2000 di un produttore iconico come Andrea Franchetti ha certamente giovato alla fama dei vini del vulcano, anche se all’epoca i vini di Benanti erano già ospiti fissi dei vertici delle guide italiane: erano, però, i soli. Bisogna anche dire che il fenomeno Etna, a nostro avviso, ha in qualche modo colto di sorpresa Franchetti stesso: ricordo una sua lunga intervista sul Gambero Rosso dove parlava molto di Cesanese d’Affile, Petit Verdot e Chardonnay ma anche di altri vitigni alloctoni, sullo stile di quello che aveva fatto, con grande successo, anni prima a Trinoro. Con la differenza che Sarteano, dal punto di vista della tradizione enologica, non aveva la stessa storia secolare dell’Etna e dei suoi vitigni autoctoni. Così la rivendicazione della menzione geografica aggiuntiva arriva solo qualche anno dopo, nel 2008. Ancor oggi è parziale, non rivendicando Franchetti la doc Etna per i suoi vini di contrada, e in etichetta appariva, come adesso, solo l’iniziale della contrada: P per Porcaria, G per Guardiola e così via. Contrada C sta per Chiappemacine, il vigneto più basso della tenuta, circa un ettaro a 550 metri di quota. Vino opulento ma elegantissimo nell’espressione del frutto, il Chiappemacine ’17 è nitidissimo al naso tra note fruttate, d’incenso, spezie piccanti e note minerali di sale affumicato, in bocca è pieno, sapido ben disteso e di ragguardevole persistenza.
(Massimo Lanza)
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