Progettata dall’architetto svizzero Mario Botta su commissione di Vittorio Moretti (ovvero Mister Bellavista), la cantina Petra di Suvereto, dalla doppia valenza di centro produttivo e architettonico, è stata inaugurata nel 2003, anche se l’attività viti-enologica era già cominciato attorno ai pochi ettari presenti originariamente nella proprietà e le cui uve erano lavorate in quella che oggi è la dimora privata della famiglia Moretti, come testimonia il Petra 1998, il primo vino aziendale. Oggi, quel vino continua a rappresentare l’espressione più alta di questa realtà ma, con l’annata 2018, il suo blend, originariamente composto da Cabernet Sauvignon e Merlot, è stato ampliato con l’introduzione del Cabernet Franc. La versione 2019, maturata per 18 mesi in legno piccolo nuovo e di secondo e terzo passaggio, profuma di macchia mediterranea, frutta rossa e nera matura, polvere di caffè, spezie e tocchi balsamici. In bocca il sorso è tendenzialmente potente e compatto ma dall’articolazione ben ritmata, congedandosi con un finale intenso dai ritorni fruttati e speziati. Oggi Petra dispone di 103 ettari a vigneto, da cui sono ottenute 350.000 bottiglie e mantiene saldamente il ruolo di cantina di riferimento per tutto l’areale, inserendosi nel mosaico enoico toscano del Gruppo Moretti, che comprende Teruzzi a San Gimignano e, sempre in Maremma, La Badiola a Castiglione della Pescaia.
(are)
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