“Un vino di carattere e corpo”, dicevano i vecchi dell'Oltrepò Pavese: da qui il nome di questa Doc, nel territorio italiano dove si fanno più bollicine in assoluto con il Pinot Nero. Invece i rossi hanno una storia ben più lunga e accattivante, parlano di uve autoctone come la Croatina, la Barbera, l'Ughetta. E non si pensi alla piatta pianura padana: qui gli impianti possono sembrare quasi sospesi, tanta è la loro pendenza. Questa è la fatica che fa anche Andrea Picchioni nei suoi dieci ettari nella piccola Valle Solinga, caratterizzati da suolo sciolto e ciottoloso. Il paese è Canneto Pavese, la cui importanza è tradizionalmente legata alla produzione vitivinicola (fino ad alcuni anni fa il rapporto fra la superficie vitata e la superficie totale era il più alto d’Italia). Per tanti, troppi anni, scelte commerciali orientate alla iper-produzione hanno fatto abbandonare i vigneti più vocati. Grazie a una nuova generazione di vignaioli, tuttavia, l'Oltrepò si sta riappropriando dei sui bricchi. Il Bricco Riva Bianca si fa solo nelle annate favorevoli, tre mesi di macerazione sulle bucce, legno per due anni e infine bottiglia. Ha da stare in cantina se si ha voglia di conservarlo, oppure si berrà pieno e potente, con un colore quasi impenetrabile, carnoso, ma dall'unghia violacea. Scalpita nei profumi come nella trama dei tannini, compatti e tattili. Molto lungo sul finale con una chiosa di pepe.
(Francesca Ciancio)
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