Porta orgogliosamente sulla bottiglia il marchio collettivo “Champagne de Vigneron”, creato nel 2001 dal loro Syndicat allo scopo di valorizzare e promuovere gli Champagne elaborati direttamente dai vignaioli senza intervento di terzi nella lavorazione. Il logo è, non a caso, un sigillo su gesso o argilla. Nel nostro caso, il suolo è quello della Vallée de la Marne, la patria regina della terza uva di Champagne, il Meunier, che - di nuovo non a caso - i Pinot-Chevauchet, mani in vigna da quatto generazioni, usano al 90% per la produzione del loro Brut Nature e al 100% nel Blanc de Noir vecchie vigne di Moussy. Le loro uve - le sole impiegate - provengono da 27 parcelle situate vicino a Moussy e Pierry Premier Cru. Lo spirito della Maison è: eccellenza (le cuvée affinano almeno 5 anni sui lieviti, questa in particolare 84 mesi, e si tratta sempre di un non millesimato) e rispetto per l’ambiente (da 20 anni la casa ha scelto una viticoltura integrata e sostenibile con tanto di relative certificazioni). E il vino dà piena ragione a terroir e autori materiali. Al naso è fresco, seducente, vestito di bianco sia per quanto riguarda le note di frutta che quelle floreali, con evidenti nuances di biancospino. Al palato risulta avvolgente, ma senza flessioni (non è dosato), con delicati ricordi di miele, mela golden e mandorla fresca. La chiusura è netta, con un allungo da cavallo di razza.
(Antonio Paolini)
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