Arriviamo al tramonto, su per la bianca stradina, al poggio d’altura. Si staglia un casale e poi nella calda luce aranciata ecco boschi, vigne, orto, olivi, alberi da frutto (d’altronde pomario significa frutteto). E rose, ben 350 varietà, curate dalla proprietaria Susanna d’Inzeo. La sensazione è di essere giunti in un luogo di pace. Il respiro rallenta, forse siamo in un’altra dimensione. Il primo incontro di Giangiacomo Spalletti Trivelli (in famiglia si produceva Chianti fino agli anni ‘70) e di sua moglie con questo luogo incontaminato fu in un giorno di nebbia dell’autunno 2004. Posso intuire la sensazione che provarono per quell’affascinante mondo seminascosto e credo che le emozioni che li riportarono lì in un giorno di sole, fossero legate all’aver ritrovato un paradiso perduto. Doveva essere il buen retiro dal fragore romano, ma una vecchia vigna, forse centenaria, li spinse a riprendere il filo rosso della produzione del vino. I 9 ettari vitati, in bio, su suoli limo argillosi, guardano i Colli Orvietani e il Lago Trasimeno, carezzati dal vento. Da una vigna in pendenza a Sauvignon e Riesling, l’enologa Mery Ferrara con l’agronoma Federica De Santis hanno realizzato il sogno “dolce” della proprietaria. Il Muffato delle Streghe (così battezzato per l’unione femminile) dai profumi di albicocca disidratata, miele, frutti canditi è materico ma dal sorso armonico e dalla verve fresco-sapida.
(Alessandra Piubello)
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