Che dire? Dinanzi a tali imprese – l’impegnativo vocabolo non appaia enfatico, dato che di vera impresa trattasi – rimane soltanto da mettersi sull’attenti: perché quanto fatto da Samuele Heydi Bonanini in quel di Riomaggiore, fra quelle Cinque Terre meravigliose ma complicatissime sotto l’aspetto viticolo, è davvero emblema di una passione e di un attaccamento al territorio capaci di far impallidire tutti quelli che dietro a termini del genere cavalcano qualsiasi retorica. È dal 2004 che il Nostro si spacca mani e schiena per cercare di ottenere il meglio, sempre procedendo con un’agricoltura che sia la più pulita possibile. Tre ettari e mezzo di vigna fatti di terrazzamenti mozzafiato che dal mare salgono fino a circa duecentocinquanta metri d’altezza e che, vista la logistica, vedono le uve arrivare in cantina via mare: dopo essere state raccolte in gran parte da allevamenti a pergola bassa, e per il resto da filari con muretti a secco con cui sono stati concepiti i nuovi impianti. Va da sé che tutto acquisisce una sua ragion d’essere solo grazie a vendemmie praticate manualmente, e che il vino eroico per eccellenza rimarrà sempre lo Sciacchetrà, da uve appassite in cassetta (con 20% finale del prodotto!): il 2013, dolce ma non stucchevole, ancora marcato da macchia mediterranea, spezie, fiori secchi e frutta secca, risulterà un inno alla terra, al sole e al mare. Alla vita.
(Fabio Turchetti)
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