«Sono tempi di grandi cambiamenti: vogliamo dare il nostro contributo a cambiare in meglio».
Lo presentano così il nuovo Dogliani biologico, una scommessa dei Produttori in Clavesana, storica cooperativa del Cuneese che riunisce 200 soci viticoltori. La sfida è dei soci più giovani che credono in nuovi metodi di coltivazione della vite in Langa. La riconversione dei vigneti alla viticoltura biologica è un lavoro durato anni, ma è solo l’inizio di un nuovo percorso dell’agricoltura in questa Langa più selvaggia, dove i vigneti svettano tra i 300 e i 500 metri di quota. Colline che hanno saputo custodire una ricca biodiversità di fiori, fauna e alberi. Da sempre, qui, l’uva più coltivata è il Dolcetto e la cooperativa di Clavesana è la maggior produttrice. Un tempo era la merce di scambio con la Liguria: dal mare ci si riforniva di olio, sale e acciughe (ingredienti della bagna cauda) in cambio di dolcetto. È il vino quotidiano per eccellenza. Oggi porta il nome del comune piemontese, dove si coltiva da secoli. Sull’etichetta un vecchio “tirabusson”, cavatappi, indica questa sua propensione ad accompagnare bene i piatti di tutti i giorni. È un vino schietto: rosso rubino intenso con un sentore di frutti di bosco, mora e lampone, un piacevole retrogusto amarognolo e una lieve speziatura. Provato con i tajarin (piccole tagliatelle di Langa) ai funghi. Variante di pesce: baccalà al vapore su crema di verza.
(Fiammetta Mussio)
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