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Punto di riferimento della produzione bianchista veneta, il Lugana è sempre più al centro dell’attenzione delle griffe dell’Amarone. Anche grazie ai suoi numeri: nel 2016 la produzione a 15 milioni di bottiglie per 66 milioni di euro di fatturato

Italia
Il territorio del Lugana ed i suoi vigneti

Diventato ormai un punto di riferimento della produzione bianchista veneta, il Lugana lega sempre di più le sue fortune a quelle della vicina, vicinissima, Valpolicella. Sono sempre di più le griffe dell’Amarone (o, più in generale, le griffe del Veneto, ultimo acquisto quello di Santa Margherita, con la partecipazione in Cà Maiol, ndr) ammaliate dal Trebbiano di Lugana (o Turbiana, ndr), da Zenato, che tra Peschiera e Desenzano è presente già dai primissimi anni Sessanta, a Gerardo Cesari, da Tommasi a Montresor, passando per il Gruppo Italiano Vini, con tanti altri produttori pronti ad investimenti importanti intorno al Lago di Garda. Attratti anche da una crescita sempre più solida della denominazione, che ha chiuso il 2016 a quota 1.586 ettari vitati, in 5 comuni (Desenzano del Garda 36%, Pozzolengo 32%, Peschiera sul Garda 14%, Sirmione 10% e Lonato del Garda 9%), una produzione di uva di 182.450 quintali, di vino di 127.715 ettolitri, per più di 15 milioni di bottiglie, per un valore sul mercato di 66,52 milioni di euro, mentre il prezzo medio dell’uva ha raggiunto i 190 euro al quintale, record italiano per i bianchi (www.consorziolugana.it).
Numeri importanti ed in crescita, che si riflettono anche sui social: alla Wine Bloggers Conference di Santa Rosa (California), il principale appuntamento per gli influencers Usa, si è guadagnato una posizione da podio sia fra i top contributors dell’evento che fra i post più cliccati. I #luganalovers crescono soprattutto Oltreoceano, proprio grazie all’attività dei profili “istituzionali”, ossia quelli del Consorzio del Lugana, guidato dal presidente Luca Formentini, che sottolinea come il successo del Lugana sia “frutto di un’attenta strategia iniziata dai miei predecessori e portata avanti con grande serietà e con una visione di lungo periodo da tutti coloro che si sono avvicendati alla guida del Consorzio e da questo Direttivo. Ciò non significa pero che sia scontato o che si possa vivere di rendita. Per poter mantenere questi numeri e continuare a crescere è stato necessario l’impegno di tutti, non solo delle cantine ma anche dei 196 viticoltori che compongono la filiera del Lugana, e una continua disponibilità a mettersi in discussione per ascoltare le richieste dei consumatori, anche di mercati nuovi e diversi, sapendo però mantenere la forte identità che ci contraddistingue e che è il nostro punto di forza”.

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