Maturato per un anno in barrique e tonneau, il Chianti Classico 2020, la cui prima annata in commercio è stata la 1974, profuma di viola, ciliegia matura, sottobosco, erbe aromatiche, liquirizia, spezie e grafite. In bocca il sorso è succoso, ricco e intenso, dal frutto ancora croccante e dal finale sapido e lungo. Querciabella fa parte di quel ristretto gruppo di aziende che hanno scritto la storia del Chianti Classico contemporaneo, almeno a partire dal cosiddetto “rinascimento” enologico toscano. Fondata nel 1972 da Giuseppe “Pepito” Castiglioni ed oggi condotta dal figlio Sebastiano, “passò tra le mani”, e non è un caso, di Giacomo Tachis, che ne disegnò lo stile e il carattere dei vini, suggellandone il successo tra gli appassionati e quello commerciale. Attualmente, conta su 112 ettari a vigneto (allevati a biologico dal 1988 e passati a biodinamico nel 2000), divisi tra i 70 dislocati a Greve in Chianti (ma anche a Gaiole e Radda in Chianti) e gli altri allevati in Maremma, aggiuntisi nel 1997, per un totale in termini di bottiglie di 300.000. I vigneti chiantigiani, accorpati agli edifici aziendali, si trovano, a ben guardare, in una specifica area, che forse meriterebbe da sola la qualifica di sottozona, e cioè quella di Ruffoli, collina che svetta fino a 600 metri di altezza e che si raccorda, non solo idealmente, con la vicinissima Unità Geografica Aggiuntiva di Lamole.
(fp)
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