Per molti è “Il Professore”, ma non soltanto, perché riveste il ruolo di docente di enologia presso l’Università Federico II di Napoli. Luigi Moio, al di là di qualsivoglia autorevolissimo ruolo accademico, merita la qualifica assegnatagli anche per quanto fatto nel campo della viticoltura campana, oltre che per la costante ricerca (ormai ventennale) praticata sui caratteri evolutivi, chimici e organolettici del vino. Sfogliare le pagine del suo testo, “Il respiro del vino” per l’appunto, imprescindibile per chi volesse saperne di più, coinvolge immediatamente in una lettura più ampia e attenta, dove non si finirebbe mai di confrontarsi con le sue acquisizioni: non per nulla, uno dei pochi libri sul nettare di Bacco capace di entrare nelle classifiche di vendita e di vedersi tradotto e pubblicato in molti Paesi. A latere di tutto questo, comunque, Luigi e Laura Moio sono titolari di una delle cantine più belle d’Italia, Quintodecimo, organizzata impeccabilmente in tutta la filiera: dalle vigne, trionfo dell’autoctonicità locale, al packaging di ogni bottiglia. Oggi si è arrivati a diciotto ettari, tutti di proprietà e in conversione biologica, da cui anche questo Greco di Tufo: dai richiami di agrumi, salvia, mela e pesca, e con toni speziati dovuti a qualche mese di legno. Risulterà ricco ed equilibrato anche al palato, con finale persistente e originali spunti salmastri.
(Fabio Turchetti)
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