Son più di cinque anni che Saša Radikon prosegue il lavoro del visionario padre Stanko, in linea con il passato ma perpetrandolo attraverso una personale interpretazione. Saša vive sin da piccolo con il padre la vita dell’azienda familiare, decidendo liberamente al suo diciottesimo anno di età di restare a lavorare con uno dei fondatori degli orange wine, pur proseguendo gli studi e laureandosi in enologia. Già 13 anni fa, in accordo con il padre, crea la sua linea “S”, con minor macerazione (8-10 giorni rispetto ai 2-4 mesi della tradizionale e con minor tempo in botte grande). Il “gigante buono”, di parola diretta e sincera, ci accoglie in una vigna che fa parte dei 3 ettari da dove tutto cominciò nel 1923. Da qui si può vedere il mare (una ventina di chilometri in linea d’aria) e siamo protetti dalle montagne alle spalle. Ora gli ettari sono quasi 23, tutti intorno alla cantina o ad un paio di chilometri, in quel luogo di energia identitaria che è Oslavia. Vigne che vanno dai 20 ai 65 anni d’età, che radicano nella ponca, un terreno composto di marna e arenaria. Le rese sono basse, fra i 30 i 40 quintali ad ettaro, si lavora in agricoltura biologica. Questa ribolla, vitigno simbiotico oslaviano, possiede una complessità stratificata e cangiante che va attesa, per essere colta nei suoi variegati sentori. La bocca decisa, un po’ ruvida, offre una beva tentatrice, che richiama il sorso successivo.
(Alessandra Piubello)
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