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RICERCA DELLA FONDAZIONE “GIOVANNI AGNELLI” - IL “CASO” MONTEFALCO: LA CITTADINA UMBRA LANCIATA NEL TURISMO INTERNAZIONALE GRAZIE ALL’ARTE E AL SAGRANTINO

Italia
Il palazzo comunale di Montefalco

Montefalco, antica cittadina nel cuore dell’Umbria, è un caso più unico che raro di affermazione di un territorio: proprio per le sue peculiarità è stata scelta dalla Fondazione Agnelli come oggetto di un’approfondita ricerca (insieme ad altri casi, come le ville venete, il Borgo Medioevale di Torino, l’affresco del Lorenzetti “Il Buon Governo” a Siena, i Bronzi di Riace), che ha analizzato il borgo umbro dimostrando come i suoi punti forti siano le opere d’arte - basti pensare ai preziosi affreschi di Benozzo Gozzoli nella chiesa-museo di San Francesco - ma anche il Sagrantino, uno dei boom enologici più grandi degli ultimi anni in Italia, portato alla ribalta internazionale da Marco Caprai, al quale è stato dedicato un intero capitolo. L’analisi del “caso Montefalco”, che fa parte della ricerca intitolata “L'opera è l'esperienza. Percorsi di vita dei beni culturali”, a cura di Peppino Ortoleva e Teresa Di Marco, sarà presentata nel convegno del 23 maggio a Montefalco (Chiesa Museo di San Francesco, ore 9,30): parteciperanno Marco Demarie, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, Vittoria Garibaldi della Soprintendenza dei Beni Culturali dell'Umbria, Emilio Beceri, assessore al Turismo del Comune di Firenze e Daniele Cernilli de “Gambero Rosso”. Il sindaco di Montefalco Valentino Valentini spiega: “Siamo particolarmente orgogliosi che un importante istituto di ricerca nazionale come la Fondazione Agnelli abbia puntato i riflettori su Montefalco, riconoscendo così il lavoro svolto negli ultimi anni sia dall’amministrazione comunale sia dalle imprese del territorio, che hanno fortemente creduto alla sinergia “virtuosa” tra valori artistici e vino”.

Dalla ricerca della Fondazione Agnelli emergono infatti con forza tre aspetti dell’identità di Montefalco: l’essere un bene culturale complesso e coeso, grazie alla continuità architettonica, all’ininterrotta relazione con il territorio circostante, alla presenza di beni storico-artistici e architettonici di grande rilevanza, alle tradizioni popolari e religiose ancora molto sentite. L’essere un “bene colturale”, che ha nella coltivazione dell’ulivo e soprattutto della vite, praticata da secoli, un elemento fondante della sua identità e della sua economia (il più antico documento in cui si parla di vigne a Montefalco è del 1088). In particolare, Montefalco deve la sua rinomanza come zona di produzione vinicola al Sagrantino, vitigno autoctono che non ha omologhi in Italia. Infine Montefalco è un nodo di reti istituzionali e soprattutto territoriali, e questo rappresenta un fattore strategico di sviluppo del territorio. Al centro di questo circuito complesso ed importante c’è la Strada del Sagrantino, e proprio attraverso questo percorso potrebbe essere in futuro veicolata anche la comunicazione dei beni artistici e architettonici di Montefalco.

Un intero capitolo della ricerca è stato dedicato alla Arnaldo Caprai, la cantina a cui va il merito di aver riscoperto e valorizzato il vitigno Sagrantino, elemento forte dell’identità di Montefalco e soprattutto legame importante tra il passato ed il futuro della città umbra. Proprio Caprai, puntando sui tre “concetti chiave” di innovazione, tradizione e territorio, ed investendo moltissimo sulla ricerca e la selezione clonale del vitigno, ha riportato in auge il Sagrantino, favorendo la nascita e lo sviluppo di altre realtà vitivinicole del territorio. La ricerca della Fondazione Agnelli conferma che chi ama scoprire i territori in cui nasce un vino, gustare piatti tipici direttamente nei luoghi di produzione, seguire gli itinerari del gusto e del buon mangiare riscopre e sa apprezzare anche le grandi opere d'arte e i monumenti architettonici. Un meccanismo che permette di rilanciare non solo i territori del vino e l'enogastronomia, ma che fa riscoprire una nuova forma di turismo legato alla storia e all'arte, oltre che ai territori e ai paesaggi. Se l'arte è uno dei più importanti strumenti di dialogo tra noi e le generazioni passate ed è un modo per avvicinare il passato alla modernità, lo stesso possiamo affermare - continua lo studio - anche dei prodotti tipici dell’enogastronomia. Arte e prodotti agroalimentari, tutti e due riscoperti dal passato e apprezzati in chiave moderna, sono due “macchine del tempo” in grado di attrarre il turista e di creare ricchezza nei territori.

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