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“RIFIUTIAMO CON FORZA L’ECCESSIVA BUROCRAZIA E I COSTI INUTILI”: ANDREA SARTORI, A CAPO DELL’UNIONE ITALIANA VINI, SPIEGA IL DISACCORDO CON IL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE SUL COSIDDETTO DECRETO “ERGA OMNES”

Italia
Andrea Sartori

“Rifiutiamo con forza la sovrapposizione dei controlli, gli eccessi di burocratizzazione e i costi inutili. Soprattutto in un momento come quello attuale, tanto difficile per il nostro comparto, incalzato da competitors agguerriti con i quali dobbiamo spesso giocare una partita su mercati stagnanti”. Andrea Sartori, presidente dell’Unione Italiana Vini, spiega il disaccordo con il Ministero delle Politiche Agricole sul cosiddetto decreto “erga omnes”, che affida ai Consorzi di tutela il totale controllo e vigilanza della produzione vitivinicola.

Per avere questo “potere”, i Consorzi, secondo quanto previsto dal decreto, devono dimostrare di associare almeno il 66% della produzione. I Consorzi che rispondono a questo requisito potranno inoltre far pagare tutti gli utilizzatori della denominazione, senza distinzione fra Consorziati e non, in misura proporzionale ai quantitativi controllati.

“La riunione che doveva essere decisiva tra le associazioni di categoria e il Ministero sulla delicata questione dei controlli - spiega Sartori - si è trasformata nell’ennesima occasione persa per capire e tradurre in normativa le reali necessità del mondo imprenditoriale vitivinicolo. Da subito siamo stati condotti nel labirinto dei dettagli e dei singoli articoli, senza considerare che a non funzionare sono invece i criteri generali della materia, sui quali la filiera pur con posizioni in disaccordo per certi aspetti tra le diverse componenti si sente scavalcata. Ogni professionista serio vuole i controlli e a maggior ragione li vuole la nostra Confederazione che riunisce l’imprenditoria più dinamica del comparto e la cui lunga storia è fatta anche di scelte difficili ma sempre orientate alla massima trasparenza. Ciò che rifiutiamo con forza è l’eccesso dei controlli e della burocratizzazione”.

Il decreto impone una svolta epocale per tutti i vini Doc e Docg italiani, rendendo definitivo, da subito o al massimo entro l’anno prossimo, il sistema dei controlli “erga omnes” riservato ai Consorzi (o in loro mancanza, automaticamente alle Camere di Commercio), confermando il sistema delle “multi-certificazioni”, con una miriade di obblighi burocratici, intralci alla gestione della cantina e pesanti spese che sfiancano i produttori più piccoli e le Doc più deboli, con tre “tasse”: sull’uva, sul vinificato e sull’imbottigliato.

“Avvertiamo l’urgenza - continua Sartori - di affrontare questa situazione con nuovo slancio, idee e coraggio; non possiamo quindi permetterci il lusso di subire un ennesimo balzello. Tra l’altro, ci risulta che il Ministero stia investendo molto nell’Ufficio repressione frodi ed è proprio questa la strada che consideriamo più efficace per spazzare via dal mercato quei pochi ma alquanto dannosi “furbi” che periodicamente intaccano l’immagine di un comparto sano e leale. Inutile quindi inventarsi nuovi e tortuosi percorsi “a garanzia del consumatore”.

Ma non basta. L’abbiamo detto più volte ma evidentemente è una questione che si preferisce ignorare: i controlli così concepiti, cioè demandati ai Consorzi di tutela, non garantiscono la necessaria riservatezza dei dati dell’impresa e soprattutto omogeneità su tutto il territorio nazionale.

“Non riusciamo proprio a capire - conclude Sartori - l’improvvisa accelerata e il preciso intento di mettere al più presto il sigillo del decreto a tutta la questione con un governo praticamente in scadenza. Evidentemente la storia non insegna nulla (vedi legge 164). Il mondo del vino chiede come priorità il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera e la condivisione di linee strategiche, non certo un decreto firmato con affanno”.

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