Vassanelli è un cognome noto a Verona, ma non nel mondo del vino. Dopo una vita dedicata ad altro (lasciato nel frattempo al figlio), Claudio ha deciso di rivolgersi completamente a questo progetto, messo in posa già negli anni Settanta, quando comprò della terra incolta sopra Parona. Questi terreni - che includevano una torretta, adibita alla caccia di uccelli tramite una rete chiamata, appunto, “roccolo” - si sono col tempo ampliati e oggi comprendono 12 ettari di vigna, 5 di bosco, 4 di olivi e alberi da frutto. L'idea è di trasformare la tenuta in un ecosistema autosostenibile, anche tramite le api, il laghetto, i pannelli fotovoltaici, e una gestione biologica della proprietà. In aiuto arrivano la collaborazione con l'Università di Piacenza (per monitorare meteo e necessità fitosanitarie tramite centraline) e il tempo, che qui a Roccolo Callisto (da “Kalistos”, forma superlativa di “bello”) non manca. Ecco perché l'Amarone esce quando lo si ritiene pronto, anche con 10 anni sulle spalle. La 2012 è ancora viva: ciliegia e ribes rossi, gelsomino e mughetto, un tocco di spezie dolci e balsami silvestri a dare profondità, si rincorrono in un sorso sempre più agrumato via via che invade la bocca, diffondendosi sapido e docilmente aderente. Le uve vengono dalla cima della collina, la vigna più anziana. Il resto va a formare due Valpolicella (di cui un Superiore), un Ripasso e un Cabernet Sauvignon in purezza.
(ns)
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