Cuore decisamente in Valpolicella per questo progetto enologico che è certamente una delle realtà più interessanti nate in questo areale negli ultimi anni. È qui che i fratelli Furia, con il sostegno di alcuni partner, hanno avviato un’azienda vitivinicola moderna, ma che non si è dimenticata della storia enoica della zona. Le vigne sono dislocate in alcuni siti ricchi di fascino e non solo nel veronese. La Tenuta di Prun di Negrar svetta a 500 metri d’altezza, quella di Mezzane ha terreni argillosi, Villa Giona, dove sorge anche la cantina a Cengia di San Pietro in Cariano, è sui colli di Castelrotto, le Tenute di Vescovana e Stanghella sono invece sui Colli Euganei. Per il momento sono 80.000 le bottiglie prodotte da 16 ettari di vigneto, tutte dal carattere tendenzialmente raffinato e complesso, frutto di scelte chiare e precise per quel che riguarda fermentazioni, maturazioni ed affinamenti. Ma torniamo alla Valpolicella e al suo vino simbolo. L’Amarone Classico 2011 di SalvaTerra, profuma di prugne, ciliegie sotto spirito e cioccolato, con cenni speziati a rifinitura. In bocca ha volume e beva al tempo stesso. L’alcol si sente e dona calore, il finale è avvolgente e torna su note fruttate, per un vino che è capace di insinuarsi con ricchezza e armonia. Un Amarone ben costruito, dallo stile pulito e in grado di non perdere coerenza e legame con il proprio territorio d’origine.
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