Vero e proprio antesignano della tipologia “Supertuscan”, nascendo nel cuore del Chianti, il Vigorello di San Felice esce per la prima volta sul mercato con l’annata 1968 come Sangiovese in purezza e rappresentò una vera e propria rottura. Era il primo rosso chiantigiano che si affrancava dalla pratica di assommare ai vitigni a bacca rossa anche i bianchi Trebbiano e Malvasia. Successivamente la sua composizione è cambiata: nel 1979, con l’aggiunta del Cabernet Sauvignon e poi, nel 2001, con quella del Merlot, fino ad assumere l’attuale uvaggio composto da Pugnitello, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot senza Sangiovese. La versione 2015, affinata in legno piccolo per 24 mesi, propone un bagaglio aromatico che alterna ricordi di more e ribes maturi a tocchi affumicati e cenni di cioccolato, spezie, erbe e sottobosco. In bocca è vino morbido, avvolgente e ricco, dal sorso succoso e dalla struttura netta e serrata. San Felice, 140 ettari a vigneto per una produzione media di 1.200.000 bottiglie, è da oltre cinquanta anni tra i protagonisti della denominazione del Chianti Classico con etichette ben eseguite e coerenti con la propria sottozona di origine, Castelnuovo Berardenga. La proprietà, che fa capo al gruppo assicurativo Allianz, conta anche sulla tenuta di Campogiovanni a Montalcino e quella di Bell'Aja a Bolgheri, formando un mosaico produttivo nei migliori terroir della Toscana enoica.
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