Il Brunello di Montalcino Riserva 2019 profuma di frutti rossi maturi, sottobosco, liquirizia e spezie con tocchi balsamici a affumicati. In bocca il sorso è pieno ed avvolgente, dai tannini fitti e articolati, terminando in un finale polposo e dai rimandi agrumati. Nel 1990 Luigi Fabbro, friulano, e la sua compagna Katia Nussbaum, trovarono la quadratura al loro cerchio, a Montalcino, acquistando quella che sarebbe diventata l’azienda San Polino. Nel 1992, piantarono il primo vigneto, ma allora il vino prodotto in loco era soltanto destinato ad un uso familiare, insomma poco più che un gioco. Sarà nel 1998 che quel gioco diventa una vera e propria professione, con le prime bottiglie di Brunello arrivate sugli scaffali nel 2001, ad arricchire un panorama enoico ormai altamente competitivo e variegato, composto da una miriade di aziende proprio come San Polino, forse la vera forza di Montalcino. Inizialmente affidati alle pratiche del biologico, oggi i nove ettari a vigneto - situati nel quadrante nord della denominazione, ad altezze variabili tra i 350 e i 450 metri sul livello del mare - sono coltivati in biodinamica, con tanto lavoro manuale e limitati interventi fitosanitari. In cantina si fermenta in acciaio e legno rigorosamente con lieviti indigeni, mentre le maturazioni adottano un sistema che mixa tonneau e legno grande, per una produzione complessiva di 30.000 bottiglie.
(are)
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