Usato in passato per lo più come varietà da taglio, il Cagnulari è un vitigno sardo di antica coltivazione di incerta origine, che, dopo la scomparsa quasi totale della viticoltura nell’agro di Sassari, è allevato soprattutto nei terreni di Usini e nei comuni di Ossi, Tissi, Uri, Ittiri, Sorso, Torralba ed Alghero. Talvolta confuso con la Barbera, è coltivato anche in Gallura, dove è conosciuto come “Caldareddu”. Si tratta di una varietà abbastanza rara che Siddùra declina in una versione di immediata piacevolezza, affinata per 12 mesi solo in acciaio. Il Bàcco 2017, oggetto del nostro assaggio, possiede aromi di macchia mediterranea, muschio, frutta matura e pepe. In bocca, il sorso è morbido dalla trama tannica sottile e dall’impatto caldo e generoso. Siddùra nasce nel 2008 ed oggi gli ettari a vigneto sono 37 e si trovano nei pressi di Luogosanto dove sorge anche la cantina. Le fermentazioni sono spontanee in modo da valorizzare il terroir di appartenenza, su cui, evidentemente, si gioca la sfida di questa realtà, che attualmente produce 200.000 bottiglie all'anno. Non manca neppure la sperimentazione, per esempio, sui vasi vinari: dai contenitori di cemento a quelli di legno, passando per le anfore. Un’azienda, insomma, che in poco più di un decennio ha saputo costruirsi una buona reputazione e mettere in campo etichette convincenti, sia dal punto di vista stilistico che qualitativo.
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