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SOAVE PREVIEW

Soave “retroinnovation”: guardare al futuro con le lezioni del passato. E scommettendo sui “cru”

Uno dei più importanti territori bianchisti italiani punta al riconoscimento Fao del suo paesaggio agricolo per tutelare la viticoltura di collina
SOAVE, SOAVE PREVIEW, Italia
Il paesaggio unico al mondo delle colline vitate del Soave

Ha senso l’anteprima di un vino bianco che per il 90% della produzione viene venduto e consumato nell’anno successivo alla vendemmia? Soave Preview - l’anteprima dei vini Soave organizzata dal Consorzio di tutela, di scena dal 18 al 20 maggio, www.ilsoave.com - ha dimostrato di sì, perché se è interessante degustare i vini dell’ultima annata (per la verità alcuni ancora un po’ tirati per l’imbottigliamento recente) gli approfondimenti proposti rappresentano uno strumento formidabile per illustrare e approfondire i temi legati alla denominazione. Il Soave compie 50 anni e si racconta grazie a visite in aziende che insistono su un territorio bellissimo - un mare di vigne, che nonostante l’intensività della coltivazione, emoziona per la sua bellezza - e con degustazioni che mettono a fuoco sull’attualità della denominazione.
Un territorio decisamente vasto quello della denominazione - 7.000 ettari per 50 milioni di bottiglie esportate per l’80% - che puntando sulla Garganega ha resistito alle sirene di altri vitigni di moda ed è rimasto fedele a se stesso, andando avanti con una progettualità caparbia.
“Il Soave - sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio - ha una identità forte e articolata, quella che distingue le grandi denominazioni. La Garganega, vitigno che qui si esprime al meglio, i suoli calcarei e vulcanici che imprimono caratteri peculiari ai vini e la stessa conformazione paesaggistica della denominazione sono fortemente identitari. Da tempo ci stiamo focalizzando su alcuni temi per i quali abbiamo ottenuto il riconoscimento ministeriale di primo “Paesaggio rurale di interesse storico” alle “Colline vitate di Soave”, come la tutela del paesaggio e la biodiversità, la valorizzazione del patrimonio storico fatto di vigne e viticoltori eroici. Passi ulteriori sono l’inserimento delle Menzioni Geografiche Aggiuntive nel disciplinare di produzione (in attesa di approvazione ministeriale) e la candidatura, prima in Italia, delle “Colline vitate di Soave” a patrimonio Giahs-Fao. L’identità ampelografica, geologica e geografica del Soave ci consente di guardare al futuro con certezza”.
Un futuro su cui promette di incidere Sandro Gini, neo presidente del Consorzio. “A 50 anni dal riconoscimento della Doc - sottolinea il presidente alla sua prima uscita pubblica al convegno di apertura di Soave Preview - voglio dare segnali di rinnovamento e, coinvolgendo tutte le componenti della filiera, alzare l’asticella della qualità. Il Consiglio è aperto al confronto e pronto a lavorare in modo dinamico per il futuro della denominazione. Va ricordato che determinazione ed efficienza organizzativa hanno consentito a una produzione molto frazionata, fatta di 3.000 aziende agricole con una superficie media di poco più di 2 ettari, di costruire il sistema virtuoso che ha saputo restituire negli anni reddito e soddisfazione per i produttori senza perdere mai di vista la propria vocazione bianchista da vitigni autoctoni”.
Proprio l’insieme di quelle che in sintesi si possono definire le “virtù del Soave” ha permesso a questa denominazione - che da sola rappresenta il 3% del sistema produttivo a denominazione in Italia - di intraprendere, per prima nel Belpaese, un percorso decisamente ambizioso.
“Il riconoscimento di “Paesaggio rurale di interesse storico” - spiega Viviana Ferrario, dello Iuav di Venezia che ha collaborato per raggiungere questo obiettivo - è stato un punto di partenza per intraprendere la candidatura quale Globally Important Agricultural Heritage Systems (Giahs- Fao) delle “Colline vitate di Soave”. È in atto un ripensamento collettivo sul sistema agricolo e questi sono i segnali di una “retroinnovation”, cioè di una innovazione attenta alle lezioni del passato”.
Vale a dire che si punta a trovare una composizione tra sapienza antica e tecnologia attuale, per esempio guardando alle fasi lunari per decidere il momento delle operazioni in vigneto e intervenendo con gli strumenti della viticoltura di precisione.

“E tutto questo accade nell’ambito del sistema comunitario delle Denominazioni di Origine comunitarie - specifica Luigi Polizzi, dirigente del Ministero delle Politiche Agricole - per le quali il valore culturale è parte integrante della qualità dei prodotti agricoli. Forse sono troppe, ma è importante sottolineare che le nostre denominazioni sono un patrimonio unico al mondo, che va difeso rafforzandone la tutela verso quei prodotti che non hanno identità e storie da raccontare”.
Il Giahs è un programma avviato dalla Fao nel 2002 e sottoscritto dall’Italia nel 2016. Il suo obiettivo è quello di individuare e valorizzare quei luoghi che, attraverso pratiche centenarie portate avanti da generazioni di agricoltori, sono diventati fondamentali per il sostentamento economico. Una definizione che si attaglia ai “Vigneti del Soave” che rispondono dettagliatamente ai cinque pilastri su cui Giahs si fonda: biodiversità agricola, presenza di un sistema di conoscenze e tradizioni locali, di un insieme di valori condivisi, del sostentamento economico della popolazione e, infine, di caratteristiche peculiari del paesaggio.
“È importante comprendere - sottolinea Endo Yoshihide, coordinatore Fao delle candidature Giahs - che il riconoscimento non “congela” il sistema agricolo dei territori, ma lo stimola dinamicamente bilanciando conservazione e sviluppo agricolo, sociale ed economico. Le esperienze dei “Globally Important Agricultural Heritage Systems” già riconosciuti, tra cui prevale numericamente la Cina, hanno dimostrato come si ingeneri un processo virtuoso, una crescita economica grazie alla conservazione dei luoghi e delle pratiche che incrementano l’attrattività dei territori e dei prezzi dei prodotti che vengono valorizzati dal marchio Giahs e venduti in loco”.
“Questo riconoscimento della Fao - aggiunge Mauro Agnoletti, presidente del Comitato scientifico del programma Giahs - nasce dalla consapevolezza che il modello di agricoltura industriale adottato a partire dagli anni 60 ha fallito. In Italia soltanto il 20% delle superfici agricole intensive sono competitive sui mercati internazionali. Noi dobbiamo puntare ad un altro sistema se vogliamo salvaguardare le economie agricole per mantenere sul territorio le popolazioni rurali del nostro Paese dove ben 10 milioni gli ettari sono stati abbandonati dall’agricoltura. Ecco perché per l’Italia il Giahs-Fao si configura come una grande opportunità”.

Focus - Soave Preview alla prova del calice
L’annata 2017, anche nel Soave, è stata una delle più complesse degli ultimi trent’anni, caratterizzata da scarse precipitazioni anche in inverno, gelate in aprile, alte temperature estive e siccità. In sintesi il germogliamento è stato anticipato e in alcune aree della denominazione questo ha causato una riduzione della produzione in seguito alle gelate di aprile (qui è stata fatta una doppia vendemmia visto il diverso grado di maturazione delle uve). Non sono stati colpiti da gelate i 5.000 ettari in pedecollina e collina, che comunque hanno subito una riduzione della produzione a causa delle alte temperature e delle scarse precipitazioni nei mesi estivi. In vendemmia - iniziata nella seconda decade di settembre - i vigneti si presentavano in condizioni di vegetazione piuttosto variegate in base a esposizione, suolo, disponibilità idrica, ricaricata dalle piogge di inizio mese. L’accumulo zuccherino È stato sui livelli normali se non superiori al consueto, ricordando l’annata 2015 e questo può far prevedere vini più rotondi e importanti.

I nostri migliori assaggi della vendemmia 2017 di Soave
I Campi - Soave Doc “Campo Base” (collina calcarea)
Di naso tenue, sorprende in bocca per la sua vivacità. Complesso, con finale tendente al dolce

Bertani - Soave Doc “Sereole” (colline calcarea e vulcanica)
Naso ampio, che preannuncia la rotondità che si avverte in bocca, dove è ampio, ricco e sapido

Corte Adami - Soave Doc Classico ”Cimalta” (collina calcarea e vulcanica)
Naso reso particolare da una gradevole nota scura sul finale. In bocca l’attacco e morbido, poi risulta nevrile, dinamico, lungo

Montetondo - Soave Doc Classico (collina calcarea e vulcanica)
Naso dove prevalgono le note agrumate che si confermano in bocca dove, fresco, chiude con una lieve nota ammandorlata

La Cappuccina - Soave Doc “Soave” (colline vulcanica)
Naso fine ed elegante. Bell’ingresso in bocca, sostanza e lunga persistenza

Santi Monteforte - Soave Doc Classico “Vigneti di Monteforte” (colline vulcanica)
Naso di grande elegante, complesso e fine. In bocca di grande polpa, corposo con finale ammandorlato

Corte Moschina - Soave Doc “Roncathe” (collina vulcanica)
Naso fine e verticale. In bocca entra lieve ed esplode nel finale potente, nel finale ha una nota ammandorlata

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