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SONDAGGIO VINITALY E CIVILTA’ DEL BERE: LE MIGLIORI 12 ETICHETTE D’ITALIA ... MA E' CLAMOROSA L'ASSENZA DEL "ROI DEL BARBARESCO, ANGELO GAJA

Italia
Angelo Gaja

Le dodici etichette che hanno contrassegnato il “rinascimento” del vino italiano nel mondo? Il Brunello di Montalcino Riserva Biondi Santi 1998, il nero d’Avola “Mille e una Notte” Donnafugata 2000, il Chianti Classico Riserva “Rancia” della Fattoria di Felsina 1999, lo chardonnay “Planeta” 2000, il “Turriga” Argiolas 1999, l’Amarone della Valpolicella Dal Forno 1998, il Barbera d’Asti “Bricco dell’Uccellone” Braida 2000, il Barolo Monfortino Riserva Conterno 1990, il Trento doc “Giulio Ferrari” Ferrari 1994, il “Solaia” Antinori 1999, il “Vintage Tunina” Jermann 2000, il Bolgheri “Sassicaia” Tenuta San Guido 2001.

Questi i classificati in un sondaggio, promosso da Vinitaly e dalla rivista “Civiltà del Bere”, tra oltre 600 addetti ai lavori (il 37% dei quali stranieri). C’è n’è per tutti i gusti: dai grandi classici dell’enologia made in Italy - come Barolo, Brunello, Amarone, Chianti Classico - ai vini innovativi, nati dal matrimonio fra vitigni autoctoni e internazionali o da nuove tecniche di produzione e affinamento.

Qualche grande griffe è rimasta, inspiegabilmente clamorosamente, fuori dalla classifica: l’assenza più eclatante è quella di Angelo Gaja, il re del Barbaresco, sicuramente uno dei nomi che più hanno contribuito all’affermazione del vino italiano sulla scena internazionale.

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