La storia enologica della Valpolicella è antica, ma il suo successo e la sua notorietà sono molto più recenti e sono arrivati grazie al contributo di un piccolo gruppo di cantine. Fra queste c’è senz’altro quella della famiglia Speri che ha svolto e continua a svolgere tutt’oggi un ruolo da protagonista, interprete moderna di una lunga tradizione, capace di attraversare mode e tendenze senza perdere mai la propria identità produttiva. Speri, in Valpolicella dal 1874, ha espresso capacità pionieristica e allo stesso tempo innovatrice. Oggi Speri conta su 60 ettari a biologico per una produzione di 350.000 bottiglie, distribuite in una gamma di cinque etichette (quelle classiche della valle), che rappresentano un solido punto di riferimento per gli amanti dei vini veronesi. Ne fa parte anche il Valpolicella Classico 2018, oggetto del nostro assaggio. È il vino più semplice del portafoglio aziendale e racconta una particolare sfaccettatura della Valpolicella. Dominanti le sensazioni fresche e leggere sia al naso che al palato, esaltate dalla scelta effettuata in fase di vinificazione e affinamento, dove si opta solamente per acciaio e cemento, lasciando il legno da parte. Il suo naso è vinoso, con profumi che richiamano i fiori e le erbe, con tocchi balsamici e speziati. In bocca, ha un’entrata nitida e vivace, caratterizzata da un sorso fragrante che termina con un retrogusto ammandorlato.
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