02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Splendono alte le stelle italiane nel firmamento dei fine wines del Far East: benissimo i grandi vini italiani nella “Old World Icons Sale” di Gelardini & Romani a Hong Kong, con Masseto e la “Vendemmia d’Artista” di Ornellaia secondo e terzo top lot

Italia
Masseto ancora una volta miglior vino italiano in asta, questa volta ad Hong Kong con Gelardini e Romani

Un incremento medio sulla base d’asta del 38%, con un venduto finale del 107% sul valore base del catalogo, per una cifra complessiva di 500.000 euro: ecco, in tre cifre, il successo dell’asta “Old World Icons Sale” di Gelardini & Romani Wine Auction (www.grwineauction.com), che si è tenuta ieri a Hong Kong, il baricentro del mondo dei vini da investimento e di lusso in estremo oriente. E con l’Italia che si è guadagnata allori notevoli, cedendo alla Francia il solo primo posto tra i top lot grazie alle performance spettacolari di nomi come Masseto, Ornellaia (con due lotti di “Vendemmia d’Artista”) e Le Pergole Torte di Montevertine.
Il top lot italiano, composto da sei bottiglie di Masseto 2001, è riuscito ad “agganciare” sul secondo gradino del podio quello di due bottiglie di Pétrus 2005, con un prezzo finale di 4.400 euro e un incremento sulla base d’asta del 38%, mentre la medaglia di bronzo è stata conquistata due volte da Ornellaia, grazie ai due lotti delle edizioni limitate 2009 e 2008 della “Vendemmia d’Artista”, firmate rispettivamente dal pittore cinese Zang Huan e dall’artista tedesca Rebecca Horn: ognuna delle due doppie magnum è stata battuta per una cifra finale pari a 3.600 euro, staccando nettamente le due bottiglie di La Tache Domaine de la Romanée-Conti 2000 e 2006 in quarta posizione (2.600 euro). Quinta posizione, infine, per una magnum di Le Pergole Torte Riserva 1990 di Montevertine, passata di mano per 2.000 euro. Inarrivabile, almeno per questa volta, il top lot assoluto, composto da due bottiglie di Vosnee Romanee Les Brules 1985 di Henri Jayer, battuto per 7.800 euro - il doppio esatto della base d’asta.
A livello generale, “ieri abbiamo potuto percepire chiaramente la ventata positiva che, dopo la rielezione del Presidente Cinese Xi Jinping, sta sospingendo il mercato del lusso nel Far East anche oltre i livelli pre-2009. Oltre un certo livello di prezzo”, ha commentato a WineNews Raimondo Romani, ad Gelardini & Romani Wine Auction, “i livelli di prezzo si sono arrestati, anche per i grandi nomi come Lafite, Romanée-Conti e così via: oggi crescono le etichette intermedie, l’interesse verso Bordeaux si è raffreddato e crescono la Borgogna e soprattutto l’Italia, particolarmente per le etichette basate su purezza, eleganza e tipicità. Quindi i grandi Nebbiolo in purezza, Sangiovese in purezza, e anche l’Etna. Non a caso”, ha proseguito Romani, “il lotto che è cresciuto di più sulla base d’asta, con il 283% di incremento, viene proprio dall’Etna”. Il vino tricolore, quindi, “tira”, per così dire? Indubitabilmente, ma in un contesto del tutto peculiare: “qui si respira una grande euforia, il pubblico spende e consuma. Non si investe, in massima parte, ma si comprano grandi bottiglie per berle. L’idea dell’investimento in vini di lusso c’è, ma verso zone potenzialmente promettenti in un futuro, come per l’appunto l’Etna, non verso Bordeaux o Borgogna”.
Sul fatto che l’Italia enoica, poi, possa affermarsi maggiormente nel largo consumo, arrivando magari anche a competere ad armi pari con la Francia sul mercato cinese, Romani ha però ammonito: “la Francia gode dell’immagine che ha perché non abbiamo investito in comunicazione a livello di massa, quindi il vino italiano è cosa per appassionati. Però”, ha proseguito, “questa fascia cresce, ed è proprio qui che dobbiamo dare il massimo: d’altro canto, anche volendo l’Italia non riuscirebbe a soddisfare la domanda del largo consumo in Cina, prima di tutto perché non ci arriveremmo con la quantità, da soli, ma anche perché per una scelta ben precisa di politica nazionale il governo vuole che il largo consumo venga soddisfatto da prodotti autoctoni. Quindi si vendono nicchie, ma nicchie dove cresciamo molto”. Con il vantaggio unico, e assolutamente da tenere ben presene, della varietà del nostro patrimonio ampleografico. “L’Italia del vino si differenzia non con i tagli bordolesi”, ha concluso Romani: “le nostre potenzialità risiedono nei vitigni autoctoni”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli