Una delle bottiglie più belle del 2020 (ed anche più buone che si possano degustare oggi, ma forse ancor di più tra 3-4 anni, dopo un ulteriore affinamento) è senz’altro la cuvée Appius 2016 di San Michele Appiano, che conferma la cantina - con sede ad Appiano - tra le stelle bianchiste dell’Alto Adige e d’Italia. Appius 2016 porta con sé anche un’altra stella, buona, che quest’anno veramente serve. Una stella lucente, simbolo della libertà poetica dell’enologo Hans Terzer, che incarna la sintesi elegante e perfetta della ricerca tra le più talentuose singolarità dell’annata, in cui i diversi vitigni (Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Bianco e Sauvignon) sono spigoli che, nel loro brillare, portano lucentezza alla complessità della cuvée. La raffinata etichetta stampata sul vetro (quest’anno la stella, appunto) permette anche la libera interpretazione dei wine lovers, che possono attribuirvi un proprio intimo significato. La versione 2016 è ancora giovane (il 2010, assaggiato nei passati mesi di lockdown, era perfetto), ma ha già i galloni del grandissimo vino: un blend in grado di esprimere il grande Chardonnay altoatesino ma di carpirne anche le tante essenzialità degli altri vitigni che lo compongono. Ottima acidità, eleganza, salinità ed importante struttura. Profumi floreali e di frutta bianca. Un vino da abbinare sempre ad un grande piatto (preferibilmente del distretto altoatesino).
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