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EDITORIALE

Storia dell'Amarone

La tradizione vinicola della Valpolicella parte da lontano, se non da lontanissimo. Dalle rudimentali tecniche di appassimento in uso già nell’Ottocento, che davano vita al Recioto, passa per la crisi dell’industria vinicola dell’inizio del XX secolo e approda nel secondo Dopoguerra, negli anni Cinquanta, a un nuovo assetto. La prima bottiglia di Amarone nasce nel 1936 nella Cantina Sociale Valpolicella Negrar, per essere proposta al pubblico nel 1953, quando Alberto Bolla organizza una grande festa a Milano e offre ai propri ospiti l’annata del 1950. Il primo disciplinare di produzione del vino Valpolicella e del Recioto della Valpolicella è del 1968 e distingue la zona “classica”, la Valpolicella storica, dalla Valpantena e dalle altre valli. Il secondo disciplinare dei vini Valpolicella arriva nel 1976 e introduce la produzione di Recioto della Valpolicella nel tipo asciutto, che poteva portare la qualifica “Amarone”. Nel 2010 arriva la Docg per l’Amarone della Valpolicella, trascinata da un successo quasi inarrestabile, specie all’estero. Molte le novità introdotte dal terzo disciplinare di produzione dei vini Valpolicella. L’uso possibile del Corvinone in sostituzione della Corvina, il numero minimo di ceppi per ettaro (3.300), la percentuale massima (65%) di uve da mettere a riposo per produrre Amarone, lasciando le rimanenti per Valpolicella e Ripasso, la resa massima delle uve in vino Amarone al 40% e il titolo alcolometrico volumico naturale di almeno 14 vol.; infine l’immissione al consumo almeno a due anni dall’1 gennaio successivo all’annata di produzione delle uve.

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