Tempa di Zoè è un progetto campano, nato nel 2015 intorno a quattro soci intenzionati a puntare (o a ripuntare) sul Cilento enoico: Antonio Capaldo (patron di Feudi di San Gregorio), Francesco Domini (oggi direttore commerciale di Genagricola), Vincenzo D’Orta (produttore) e Bruno De Conciliis (storico viticoltore cilentano). Un territorio che, benché non sia una novità assoluta, è luogo dove vitigni e vini trovano espressioni originali e non ancora messe in bottiglia. Il nome Tempa di Zoè fa riferimento alle “tempe”, ovvero le colline, dal tipico flysch argillo-calcareo dell’areale, che si affacciano sul mare caratterizzando, da nord a sud, il Cilento, mentre "Zoè" è parola che rimanda al termine del greco antico che indica l’“essenza della vita”. Le vigne dell'azienda, situate nel comune di Torchiara, si estendono su 5 ettari, 2 dei quali vitati ad Aglianico fin dal 1997 (che producono le uve per lo “Zero”, il “Supercampano”), a cui si sono aggiunti successivamente i nuovi impianti di Fiano ed Aglianico, da cui si ottengono anche il Fiano “Xa”, oggetto del nostro assaggio. La versione 2019 sa di idrocarburi, erbe officinali, uva spina, fico d'india, c'era d'api, pesca: guizzi aromatici freschi ma con un anticipo di buona struttura. Spiccatamente citrino in entrata, poi si allarga vellutato di cera d'api e mandorle amare, torna l'idrocarburo sotto forma di sapidità e chiude con la dolcezza del miele.
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