Non è così semplice trovare una bottiglia di questa “etichetta rossa” di Tenuta dei Re, cantina e vigne sulle colline di Castagnole Monferrato (Asti), dove si coltiva un’uva unica: il Ruché. L’etichetta rossa è una selezione di Ruché che nasce nel Cru, filari a 220 metri d’altezza a Sud, su un terreno sabbioso in cui emergono ancora vecchi resti di conchiglie fossili. Non viene fatto tutti gli anni; solo nelle vendemmie migliori. Poche bottiglie che raccontano bene come si può esprimere questo vino misterioso, così diverso dai vini del Monferrato e delle Langhe. Alcuni studi fatti sul suo Dna, lo dicono affine al Pinot Nero, ma con una nota aromatica insolita. E leggenda vuole che arrivi proprio dalla Borgogna, importato nel XVIII secolo dai frati che ne impiantarono alcune barbatelle attorno all’ex convento di San Rocco. Di sicuro, fu un prete, don Giacomo Cauda, a crederci e reimpiantarlo negli Anni '80. Questa selezione riposa 10 mesi in vasche di cemento. Il risultato è un Ruché di estrema eleganza, dove le note aromatiche tipiche del vitigno (rosa, viola, albicocca) incontrano una lieve speziatura. È un vino che può dare il meglio di sé dopo qualche anno di bottiglia. Provato con la finanziera, piatto monferrino fatto con le frattaglie del pollo e del vitello. Il Ruché è perfetto con la selvaggina: così ne proverò una seconda bottiglia con il Colombaccio in umido, da ricetta dell’Artusi.
(Fiammetta Mussio)
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