C’è un particolare che si nota facilmente lungo la strada che porta da Montalcino a Tenuta Luce: l’aperta campagna poco urbanizzata che si dispiega davanti agli occhi, man mano che si scende verso Tavernelle, girando poi a sinistra e gradualmente risalendo per svariati altri chilometri. Di più: il declivio che dalla Provinciale 103 si distende verso ovest, verso Luce, verso il mare e le sue influenze, anticipa il quadrante disabitato di Montalcino. Da qui, in piedi in mezzo alle vigne, lo sguardo che si alza vede tanto bosco, poche case e un cielo stellato sfacciatamente limpido, se si ha la fortuna di passarci la notte. È un contesto collinare che ha richiesto naturalmente la conversione al biologico, ottenuta nel 2015. Lo stesso contesto che permette allo chef della casa, Riccardo Cappelli, di creare menù a partire dall’orto di tenuta, arricchendolo con prodotti elaborati da aziende agricole locali. Cibo e vino assaporati insieme da dove provengono, è un’esperienza sempre speciale: a Luce lo sanno e la lunga ristrutturazione della cantina e del casale sovrastante oggi permettono di goderne appieno. Sangiovese dai terreni più alti, drenati dal galestro, e Merlot dai terreni più bassi, freschi di argilla, compongono il Luce. La regolarità del 2013 ha dato un vino calmo: ematico e caldo, scuro di amarena e alloro, immerge la bocca in un sorso sapido che solo nel finale concede spazio alla freschezza agrumata.
(ns)
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