Ben centrato il Rosso di Montalcino 2019, figlio di un’annata che si preannuncia molto importante in chiave Brunello, ma che ha segnato, evidentemente, in modo significativo anche il “second vin” di Montalcino. Al naso, subito si fa sentire con decisione un rigoglioso fruttato, raffinato da nuance speziate. In bocca, il sorso è pieno e succoso, con tannini presenti ma non aggressivi che si articolano fino ad un finale arioso e dagli accenti ancora fruttati. Fu l’imprenditore umbro Silvio Nardi, addirittura negli anni Cinquanta del secolo scorso, a scommettere su Montalcino, ma è stata sua figlia Emilia a condurre, a partire dai primi anni Novanta, l'azienda di famiglia, proiettandola tra le cantine più significative della denominazione. Oggi Tenute Silvio Nardi è una realtà produttiva non secondaria a Montalcino, anche in termini numerici, forte di 80 ettari a vigneto per una produzione media di 250.000 bottiglie. I vigneti sono suddivisi in più di trenta appezzamenti, ma i più significativi sono rappresentati da quelli della tenuta di Manachiara, nel settore orientale della denominazione e quelli di Casale del Bosco nel versante nord-ovest, coprendo quindi due zone profondamente differenti in cui il Sangiovese si esprime, evidentemente, con accenti diversi ma sempre affascinanti, sottolineati da vini ben eseguiti e dall’impronta stilistica rigorosa, maturati in tonneau e botte grande.
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